Omelia per la Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo
Domenica 2 giugno 2014
Parrocchia di Sant’Eusebio di Cagliari
Es 24,3-8
Eb 9,11-15
Mc 14,12-16.22-26
Vi ringrazio, cari fratelli e amici, di aver risposto a questa convocazione, di essere venuti ancora per celebrare l’eucarestia e camminare con il Corpus Domini lungo le vie di questo quartiere. La processione sarà il segno del nostro amore e la testimonianza del nostro desiderio di condividere con tutti il pane che sazia ogni fame e dà la vita in eterno. Vi ringrazio perché ogni volta che ciascuno di noi risponde con il suo “eccomi” all’invito del Signore, tutta la Chiesa viene sostenuta nella comunione e nella missione. Davanti alla presenza di Gesù Cristo, infatti, il nostro “io” si pone nella propria unica e irripetibile individualità, ma al tempo stesso diventa voce dell’intero suo corpo, della comunità di coloro «che guardano con fede a Gesù, autore della salvezza e principio di unità e di pace» (LG 9). Davanti a Dio e in Lui, siamo propriamente noi stessi e siamo per tutti, portando in noi l’intero corpo che è la Chiesa.
In questa Parrocchia dedicata a Sant’Eusebio desidero far mie le esortazioni che concludono la Lettera II che il grande santo, teologo e pastore, inviò alla sua gente di Vercelli dall’esilio al quale era stato confinato a causa della sua fedeltà al Credo di Nicea, che aveva affermato la piena divinità di Gesù Cristo: «Approfitto per raccomandarvi caldamente di custodire con ogni cura la vostra fede, di mantenervi concordi, di essere assidui all’orazione, di ricordarvi sempre di noi, perché il Signore si degni di dare libertà alla sua Chiesa, ora oppressa su tutta la terra, e perché noi, che siamo perseguitati, possiamo riacquistare la libertà e rallegrarci con voi» (10.1). La Chiesa è l’abbraccio nel quale ciascuno può sapersi sempre ricordato, invitato a gioire di una libertà conquistata solo dalla fede, dalla concordia, dalla preghiera per i fratelli, dalla condivisione di chi si rallegra insieme agli altri. Abbiamo cura della nostra fede e siamo concordi.
Il soggetto eucaristico è infatti il “Cristo mistico” che è la Chiesa, suo corpo, che si riconosce per quella concordia e unanimità generate da «un medesimo sentire» e dalla «stessa carità» (Fil 2,2). Non c’è altro legame che saldi i nostri rapporti oltre questa comunione di sentimento e unità di carità, la stessa carità di Cristo che si comunica a noi nell’eucarestia. Non cerchiamo altri fondamenti, che avrebbero l’effetto di dividere, non di unire ma di escludere. Dalla fede nasce una nuova comunità per la quale può valere la legge di San Paolo: «Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù» (Fil 2,3-5). Ecco la sorgente profonda della nostra unità. La comunione con Cristo nell’eucarestia, sacramento della carità di Cristo, ci assimila a Lui, ci fa acquistare, nel tempo e secondo i suoi disegni, i suoi stessi sentimenti. Abbiamo cura della nostra fede, impariamo ad aver fame di Cristo, pane vivo, e domandiamo di poter avere i suoi sentimenti, quelli per i quali Egli «sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13,1).Abbiamo sentito nella seconda lettura che Gesù offrì se stesso a Dio (Eb 9,14).
Abbiamo fatto memoria: «Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: “Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti”» (Mc 14,22-24). Il corpo dato, il sangue versato. Il sentimento di Cristo è questo amore totale e fecondo che diventa offerta di sé, dono della vita più forte della morte. Ecco il punto. La nostra comunione con il corpo e sangue di Cristo edifica il corpo della Chiesa in quanto genera in noi la partecipazione ai sentimenti di Cristo, l’offerta del nostro io personale, dei nostri gusti e delle nostre capacità, delle nostre gioie e pene, per il suo corpo che è la Chiesa e perché Egli venga riconosciuto e accolto dagli uomini in modo lieto e grato. L’offerta della nostra vita è per la gloria di Cristo, la salvezza del mondo.
Chiediamo al Signore di comunicare il suo sentimento profondo d’amore e di offerta, di poter amare l’unità e la concordia del popolo cristiano, di testimoniare al mondo che solo la sua Persona sazia la fame della vita e della verità. La fame di eternità.