Omelie Vescovo

Omelia del Vescovo per la celebrazione della Passione 2024

Venerdì Santo «Passione del Signore»

Cattedrale di Cagliari, 29 marzo 2024

Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti? (Gv 18,22-23).

Lo schiaffo della guardia esprime un oltraggio particolarmente ingiurioso. La reazione di Gesù sorprende, considerato il suo silenzio in altre fasi della passione. Che male ha detto, Gesù, davanti ad Anna e nel corso della sua vita? In quei tre anni si era mostrato «potente in opere e in parole» (Lc 24,19). Il suo insegnamento aveva stupito le folle (cf. Mt 22,36); la sua era stata una parola autorevole, profonda, illuminante, tanto che «nessuno era in grado di rispondergli» (Mt 22,46) e anche quanti volevano trarlo in inganno non osavano più interrogarlo (cf. Lc 29,40). Anche alcuni scribi avevano riconosciuto: «Maestro, hai parlato bene» (Lc 20,39). La parola di Gesù si era mostrata capace di guarire le anime e i corpi, di ridurre all’obbedienza il maligno e il caos degli elementi naturali: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?» (Lc 4,36); «comanda anche ai venti e all’acqua, e gli obbediscono» (Lc 8,25).

Il maestro aveva già detto: «Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete?» (Gv 8,46). Perché esitiamo ancora, perché scegliamo le parole di altri per spiegare la vita? Che male ha detto?

Se ho parlato bene, perché mi percuoti?

Paradossalmente, è il ladrone con lui crocifisso che riconosce l’innocenza di Gesù: «Noi […] riceviamo quel che abbiamo meritato per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male» (Lc 23,41). Gli uomini “giusti” tacciono. In tutte quelle drammatiche ore di interrogatori e intimidazioni, di menzogne e violenza, solo un ladro condannato a morte difende la rettitudine di Gesù: «Non ha fatto nulla di male». Risuona ancora la domanda di Gesù: ma allora perché mi percuoti? Perché continui a rifiutarmi?

Il gruppo religioso dei cristiani è quello maggiormente e crudelmente perseguitato in tante parti del mondo. Perché? Per quale colpa? Possiamo poi facilmente mettere in bocca questa drammatica domanda a quanti soffrono ingiustizie e subiscono la violenza senza ragione.

Perché mi percuoti? Che male ho fatto?

Gesù si rivolge alla guardia che lo ha schiaffeggiato per denunciare l’assurdità della violenza che si riversa su di lui, una forza che non può dimostrare il male e si rifiuta di scegliere il bene. Gesù subisce una ingiustizia gratuita, senza ragioni, senza prove. Occorreva eliminarlo ad ogni costo, ricorrendo ad una forza senza ragione, che doveva ricorrere continuamente, come è palese in questi giorni, alla menzogna, tanto più grande tanto più grave è la mancanza di ragioni! Il nemico, il demonio, d’altra parte, si rivela sempre «menzognero e padre della menzogna» (Gv8,44). L’ingiustizia si nutre sempre di menzogne.

Le scritture antiche collocano questo dramma in una dimensione totale: «Popolo mio, che cosa ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi», lamenta Dio tramite il profeta Michea (6,3).

Perché mi percuoti?

Un poeta fa dire a Gesù: «Il divino che è in me, quello vogliono uccidere» (Mario Luzi).

Tutta quella violenza è usata per togliere di mezzo un uomo troppo divino, quasi per dimostrare che un uomo può essere solo un uomo, una cosa che passa, un tempo destinato a finire e che vive di carne e sangue, nulla di più. È insopportabile un uomo dal volto divino.

Altri percuotono Gesù perché troppo umano, troppo povera è la sua persona. Offendono l’uomo per difendere la purezza e grandezza di Dio. È scandaloso un Dio dal volto umano.
Nella passione di Gesù si sfoga il rancore antico dell’uomo che vuol farsi dio e che non accetta di essere figlio.

Continuiamo a interrogarci, coscienti però che non siamo in grado di conoscere bene il mistero del male, di un Dio che si incarna per salvare gli uomini ed è stato maltrattato da questi. Sappiamo però, e lo impariamo continuamente, che Gesù Cristo si è lasciato percuotere e inchiodare su quella croce perché l’iniquità di tutta la storia potesse avere un argine, un punto finale, un puntoin cui venir perdonata. Davanti alla croce tutto il nostro astio può essere riconciliato e la nostra ingiusta sofferenza sostenuta e redenta.

Perché mi percuoti?

Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno.

O Uomo della croce, insegnaci ad amare nella tua umanità il Dio vicino, e nella tua divinità ogni uomo che porta impressa la tua somiglianza.
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