Omelie Vescovo

Omelia del Vescovo per il pontificale della solennità dell’Epifania

EPIFANIA DEL SIGNORE 2023

Messa del giorno

Cattedrale di Cagliari, 6 gennaio 2023

Is 60,1-6
Ef 3,2-3a.5-6
Mt 2,1-12

 

Nell’adorazione dei Magi la Chiesa celebra la rivelazione ai popoli del mistero di salvezza, di Cristo che è luce del mondo. I misteriosi sapienti venuti dall’oriente iniziano l’ininterrotto pellegrinaggio di “ogni nazione, tribù, popolo e lingua” (Ap 7,9) verso Cristo, una visione che non deve mai trovarci freddi perché è compimento di una promessa di letizia: “Allora guarderai e sarai raggiante, / palpiterà e si dilaterà il tuo cuore” (Is 60,5). Siamo chiamati oggi, cari fratelli e amici, a guardare con letizia il sempre nuovo incontro tra il Vangelo e gli uomini di ogni età, condizione e latitudine. La nostra letizia si compie nella dilatazione del cuore promessa dal profeta. Un cuore angusto, ristretto nel proprio piccolo orizzonte, non può certo gioire della sorpresa continua della manifestazione della luce che si rivela alle genti (cf. Lc 2,32). Provenendo da terre diverse, i Magi furono i primi a riconoscere in Gesù Cristo, nel Figlio della Vergine Maria, il Messia promesso e a prostrarsi in adorazione davanti a Lui (cfr Mt 2, 1-12).

Il pellegrinaggio dei Magi verso il Re è guidato da cosa? Dalla bellezza della stella e dall’interrogazione delle Scritture. Sul loro cielo è comparso un segno che ha fatto muovere la loro libertà, che ha fatto scattare la decisione: partiamo! Verso cosa, verso dove? Verso un dove l’ignoto. Non sanno dove vanno ma il loro cammino è guidato dalla stella che illumina la loro notte. Avranno pensato tante volte, forse, di tornare indietro, ma la strada è segnata dalla luce vista all’inizio, non dal sentimento, dalla stanchezza o dall’interesse, e così camminando giorno dopo giorno, avendo come unica certezza sulla quale poggiare lo splendore visto all’inizio e che ogni notte li precede, nella fedeltà, anche il loro cuore si è dilatato nella dolcezza dell’amore. La fedeltà alla luce dell’inizio è condizione per la grandissima gioia di cui essi godono al termine del cammino (cf. Mt 2,10). L’evidenza sulla quale poggia la loro decisione è lo splendore che li raggiunge, che non creano loro, che li attrae a un cammino. La decisione di andare verso Cristo è libera, ma è chiaro che la libertà si muove in forza di un segno che attrae, che commuove. L’incontro con i santi, l’incontro con i segni luminosi di Cristo diviene vero nella misura di questo movimento verso il Desiderato non ancora conosciuto, verso l’Atteso non ancora compiutamente incontrato. È necessario sporcarsi le mani e consumare le suole, è necessario mettersi a seguire i segni che ci attraggono. Quelli che calcolano e si concedono al realismo dell’analisi non possono comprendere la gioia di questo incontro.

I sapienti nella reggia di Erode, ad esempio, sanno ben rispondere alle domande dei cercatori venuti da oriente, ma stanno fermi, aggrappati alle loro piccole certezze (cf. Mt 2,4-6). I Magi invece si avventurano alla scoperta del termine del cammino. Scrive Sant’Agostino: “Che dirò di quei […] Giudei che ai Magi in cerca di Cristo presentarono addirittura la profezia che indicava il luogo, designarono la città di Betlemme (e poi essi non la trovarono)? Sono simili […] alle pietre miliari che mostrarono la strada ma non poterono camminare [perché essi stoltamente rimasero sulla strada]. […] Coloro che cercavano udirono e proseguirono il cammino. Rimasero fermi i dottori che avevano dato le indicazioni. Separati da sentimenti opposti, gli uni divennero adoratori, gli altri persecutori” (Discorso 373,4). Quelli che cercano risposte importanti per la vita, camminano, interrogano, seguono; quelli che pensano di sapere, danno risposte ma essi non si muovono. Quest’ultimi hanno ridotto Dio a dei concetti, a un sapere già acquisito e lo usano per conservare un potere. Il sapere su Dio è ridotto a strumento di potere e di persecuzione. Si servono della conoscenza religiosa ma non seguono più nessuno se non se stessi. E invece la conoscenza sulla Scrittura e su Dio non serve a nulla se non è implicato l’io, non può certo sostituire l’esperienza personale.

L’adorazione esige che la vita sia vissuta come pellegrinaggio, cammino compiuto sotto la guida di una qualche stella, alla ricerca del Signore. È il cammino della ricerca della verità, della giustizia, dell’amore, della felicità, del senso del cosmo e della storia. Dell’infinito. È un cammino che può compiersi solo nell’incontro con Cristo, un incontro che si realizza nella fede.  L’adorazione esige questo cammino, questa fatica della ricerca che segue la stella perché brama delle risposte: dove è Dio, come lo posso incontrare, qual è il suo volto? Cammina e gode dell’incontro con il Signore chi cerca risposte, non chi crede di averle già trovate riducendo il mistero di Dio alla propria misura.

Carissimi, siamo chiamati a indicare agli uomini la strada per l’incontro con Cristo, ma possiamo farlo in modo credibile solo se anche noi ci mettiamo in cammino, se precediamo nel pellegrinaggio al quale invitiamo. Allora sapremo imitare il ministero della stella (cf. Leone Magno, Disc. 3 per l’Epifania), diffondere una luce capace di attrarre i cuori inquieti, di mettere in cammino gli uomini che attendono un segno, che voglio sapere dove è Dio. È la missione della Chiesa, è la gioia di un “cuore dilatato”.

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