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Lettera del Vescovo per la XXVIII Giornata della vita consacrata

2 febbraio 2024
Festa della Presentazione del Signore

Lettera per la XXVIII Giornata della Vita Consacrata

La Chiesa sin dai primi secoli ha celebrato solennemente la venuta di Gesù Cristo come festa e dono di luce. Quella nascita è stata annunciata ai pastori con un segno di luce e un invito alla gioia (Lc 2,8-12), così come il bambino è accolto dalle braccia di Simeone come “luce per rivelarti alle genti” (Lc 2,32). Anche nel nostro tempo la solennità del Natale è caratterizzata da un’esplosione di luci. Oltre alle diverse modalità con cui rendiamo solenni le celebrazioni del Natale nelle nostre chiese, anche le nostre città e i più piccoli paesi, pur immersi in una cultura secolarizzata, si contraddistinguono per le strade addobbate dalle luminarie con i disegni di angeli, stelle e comete…

Tutta la vita del Cristo è segnata da un insegnamento nuovo e autorevole, che illumina e penetra le menti, come luce che squarcia le tenebre e permette di “vedere” la realtà nella sua ampiezza e profondità, incalza gli interrogativi sul senso e sul significato delle cose, della realtà e della vita dell’uomo, favorisce il discernimento e il giudizio, il saper scegliere tra il bene e il male, aprendo appunto spiragli di luce.

La ricorrenza liturgica del 2 di febbraio, che fa memoria della presentazione di Gesù al Tempio, a quaranta giorni la sua nascita, si caratterizza per l’accensione di ceri, a mostrare ancora una volta che il Cristo irradia la vera luce nel mondo. Egli è come una fiamma di luce che scalda e illumina, è come il sole che irradia la sua luce, è come un fuoco acceso che brucia, che rianima, dà calore e purifica. La festa, nota nella tradizione come Candelora (= festum candelorum, festa delle candele), vuole indicare proprio l’accensione e la benedizione di molte luci: la riforma del Concilio Vaticano II ha voluto mettere in evidenza che la luce viene dal Bambino che è Cristo, nel quale gli occhi di Simeone intravedono “la salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per rivelarti alle genti” (Lc 2,31-32).

L’episodio evangelico dell’offerta del Bambino al Signore, la figura del vecchio Simeone, che aspettava la consolazione di Israele ed era pieno di Spirito Santo, e quella della vedova Anna, che abitava nel tempio e serviva fedelmente Dio con digiuni e preghiere, anch’ella tra i protagonisti dell’episodio della presentazione di Gesù al tempio, hanno fatto sì che la festa del 2 febbraio sia stata istituita nel 1997 da San Giovanni Paolo II come Giornata per la vita consacrata.

Quest’anno la XXVIII Giornata mondiale della Vita Consacrata prende il significato di un vero e proprio preludio della celebrazione del prossimo Giubileo del 2025, con il motto “Pellegrini di speranza”, indica e propone i nuovi impegni che attendono tutti i cristiani, anche coloro che hanno abbracciato la vita consacrata, in considerazione del momento storico presente: da una parte travagliato dalle guerre, dall’odio fra popoli fratelli e dall’altra invocante pace e dialogo tra tutti i popoli della terra. È necessario e urgente che attraverso la cultura ispirata al Vangelo di Gesù Cristo vengano riaffermati i diritti di ogni uomo, di ogni donna, di ogni bambino, e la tutela della dignità di ogni persona nella miriade di situazioni storiche, nelle quali ciascuno opera.

La Vita Consacrata è per il mondo un dono che viene dall’alto, una generazione dello Spirito, è come una lampada posta su un alto monte per brillare e far risuonare la voce di Dio che presenta suo Figlio e annuncia di ascoltarlo, ascoltare Lui, “che ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo ha amato con cuore d’uomo” (Gaudium et spes, 22), per illuminare la strada all’umanità con la luce della sua Parola.

L’Assemblea Generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi del 2023, durante i lavori della prima sessione ha riconosciuto nella vita consacrata un’autentica manifestazione della dimensione carismatica della Chiesa, chiamata ad ascoltare e a discernere quanto lo Spirito le dice (cf. Ap 2-3). Infatti, i Padri sinodali affermano che: “La dimensione carismatica della Chiesa ha una particolare manifestazione nella vita consacrata, con la ricchezza e la varietà delle sue forme… Le diverse famiglie religiose mostrano la bellezza della sequela del Signore, sul monte della preghiera e sulle strade del mondo, nelle forme di vita comunitaria, nella solitudine del deserto e sulla frontiera delle sfide culturali”. La testimonianza più eloquente delle persone consacrate è di rendere visibile le meraviglie che Dio opera nella fragile umanità delle persone chiamate (cf. Vita consecrata, 20), perché siano il segno storico della misericordia del Padre.

Ne consegue la responsabilità di far germogliare una profezia da riscoprire nella dimensione più intima personale con la consapevolezza che questa trova senso e significato solo nella condivisione e nella comunione con la comunità cristiana all’interno del grande popolo di Dio in cammino, con l’obiettivo di essere un segno visibile e credibile della sequela del Cristo povero, casto e obbediente.

In ascolto di ciò che lo Spirito dice anche alla nostra Chiesa che è in Cagliari, invito con accorato appello tutte quelle donne e quegli uomini che hanno risposto con generosità alla chiamata a seguire i consigli evangelici, perché ciascuno, con il proprio carisma sia madre e padre, capaci di generatività e di vita nuova, siano come Cristo luce per illuminare coloro che stanno nelle tenebre per condurli alla pienezza della gioia pasquale. Siano essi realmente segno visibile e credibile del Regno di Dio che viene nel nostro tempo, così che ogni loro attività, ogni loro azione, ogni loro preghiera, siano vissuti con lo stesso afflato generoso e operoso del di Maria che “ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” e premurosa si è recata, “in fretta” alla casa di Elisabetta, per mettersi a servizio della vita nascente, Lei che già portava e custodiva nel suo grembo la vita palpitante del Salvatore.

In questo afflato pastorale, mi permetto di suggerire a tutte le religiose, nei diversi Istituti di Vita Consacrata e secondo i diversi carismi, a moltiplicare attività e iniziative per far conoscere in modo più capillare sia la specificità del servizio svolto sia la coerenza e la congruenza di tale servizio con la vita della Chiesa oggi, affinché le parrocchie stesse, le famiglie con i ragazzi e giovani riconoscano nelle diverse forme di vita consacrata presenti nel nostro territorio modalità autentiche di testimonianza del Vangelo e della gioiosa sequela di Cristo.

Risponde a questo intento il recente rinnovamento dell’Ufficio Diocesano per la Vita Consacrata, con il compito di promuovere e curare le relazioni tra la Chiesa diocesana e le varie forme di vita consacrata in essa presenti. A tale scopo è stato preparato un programma per il corrente anno, che si acclude alla presente lettera, perché si possano fin da ora fissare in agenda alcuni appuntamenti significativi e qualificanti.

La prima iniziativa di quest’anno è proprio la ricorrenza del 2 febbraio che si svolgerà con il seguente programma, anch’esso presentato con una locandina qui acclusa.

h 14.00    Appuntamento all’interno della comunità dei PP. Mercedari del Santuario di Bonaria per un momento di agape fraterna.
h 15.00    Benedizione delle candele sul sagrato del Santuario e processione.
h 16.00    Celebrazione eucaristica nel Santuario.

Invito di cuore tutti a prendere parte a questa giornata, che certamente produrrà frutti nella vita della nostra Chiesa, a lode e gloria del Cristo Signore. La Beata Vergine Maria, “che custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19), interceda presso il Figlio, perché otteniamo la sapienza del cuore e la sua capacità di pazienza, unita alla grande fede e al timore del Signore, per saper intraprendere tutti insieme il cammino che porta alla santità.

Cagliari, 12 gennaio 2024

+ Giuseppe Baturi
Arcivescovo Metropolita di Cagliari

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