Omelia per il Pellegrinaggio diocesano mariano
Lunedì 27 maggio 2024
Siurgus Donigala, Chiesa di Santa Maria
At 1, 12-14
Gv 2,1-11
Fratelli e amici
Presbiteri e diaconi
Fedeli della vita consacrata,
Carissimi tutti in Cristo,
e voi, gentili autorità civili e militari (ringrazio in particolare i sindaci qui presenti),
il gesto antico del pellegrinaggio manifesta la grandezza del cristiano. Egli è homo viator, sempre in cammino, che trova l’energia del viaggio nell’amore allo scopo, al traguardo a cui tende e che l’aspetta suscitando in lui il desiderio e la volontà. Ci siamo messi in cammino per una speranza, per la memoria della grazia donata, per l’attesa di bene e la profonda convinzione che il punto di arrivo giustifichi ogni fatica e impegno.
Il cristianesimo, nella sua più elementare dimensione, è vita, non tanto una dottrina o una morale ma una vita, vita che si muove e cerca, che gioisce e crea. Il cristianesimo è l’incontro con Gesù Cristo vivo, che è sempre presente e sempre parla al nostro cuore e alla nostra intelligenza. Egli si lascia incontrare e ci mette in cammino verso il “di più” che Egli stesso indica, anzi che Egli è. Camminiamo in pellegrinaggio perché siamo pieni di speranza in questo “di più” di vita e verità. «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28). Ci siamo messi in cammino per questo invito: Venite a me.
Il cammino è la condizione di chi davvero risponde alla domanda di Gesù che passa, la stessa rivolta a Matteo: «“Seguimi”. Ed egli si alzò e lo seguì» (Mt 9,9); a Pietro e Andrea: «“Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”. Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono» (Mt 4,19). Quegli uomini, e innumerevoli altri, si misero in cammino per seguire Gesù, accettando il suo invito, non esitando a lasciare le solite cose, le comodità consuete. Troppo grande era la promessa percepita (cf. Mc 10,30) e la meraviglia di quell’uomo, che parlava con autorità, guariva dal male (cf. Mc 1,27) e comandava perfino ai venti e all’acqua (cf. Lc 8,25). Ci si mette in cammino non per vagabondare ma per seguire Gesù, per la meraviglia che suscita. Una persona che smette di camminare ha forse smesso di stupirsi, non segue più Gesù e probabilmente ha smarrito l’amore, il primo amore (cf. Ap 2,4). Ecco la prima richiesta che ti presentiamo, Santa Madre: Aiutaci a vivere alla sequela di Gesù Cristo, come pellegrini della Verità e dell’Amore; apri le nostre menti e i cuori per scorgere che il tuo Figlio cammina con noi nei momenti luminosi e oscuri dell’esistenza, che è Lui il nostro compagno di pellegrinaggio. Non ci trattengano pigrizia e stanchezza.
Il pellegrinaggio manifesta la condizione della Chiesa che cammina come «pellegrina sulla terra» (Preghiera eucaristica III), attraversando la storia degli uomini e dei popoli, tra gioie e affanni, sempre protesa verso il Regno, la «città stabile» che non è di quaggiù (Eb 13,14). La Vergine Maria si prende cura di noi con materna carità e, già glorificata nel corpo e nell’anima, brilla «al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione» (LG 68). Questo mondo, le cose di questo momento, possono essere motivo di autentica gioia e bellezza, ma non possono saziarci totalmente. Noi siamo fatti per Dio e camminiamo per raggiungerLo. Siamo in pellegrinaggio verso il compimento della beata speranza, quella festa ultima che compie ogni desiderio donando vita e verità in eterno. Chiediamo a te, Madre di Dio, di farci amare la vita come cammino verso la gioia e l’Assoluto; proteggi e alimenta il desiderio di Dio, la ricerca dell’Eterno.
Pellegrinando tra gli uomini, sappiamo ascoltare e far nostre «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono» (Gaudium et Spes 1). Vi ringrazio, cari fratelli ed amici, che siete venuti a pregare insieme e lo facciamo a nome di tutti, portando nella nostra preghiera l’intera Chiesa di Cagliari e la Chiesa universale, il mondo tutto, in questo momento così intenso, drammatico e bellissimo. Siamo chiamati a sostenere il cammino dei nostri fratelli e a lavorare per un mondo più giusto e degno della grandezza della vocazione dell’uomo. Tra le strade e le case degli uomini, la Chiesa di Cagliari sia portatrice della carità di Cristo. Se il cuore del vangelo è la gioia dell’incontro col Vangelo (Evangelii gaudium), ci interpella la domanda circa la responsabilità personale e comunitaria perché la Chiesa viva questo tempo come tempo di missione, di evangelizzazione: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,14). «Non ci sono priorità da anteporre all’annuncio della risurrezione, al kerigma della speranza» (Francesco). Rispondendo a questa chiamata, sapremo fare delle nostre comunità soggetti di annuncio e luogo di accogliente testimonianza. La Chiesa è chiamata ad essere “segno” che, come indica il Vangelo, manifesta la gloria di Cristo e suscita o rafforza la fede dei discepoli (cf. Gv 2,11).
«Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui» (At 1,14). La Madre di Gesù è la Madre nostra e ci tiene insieme nella preghiera, nella carità, nella comunione. Non c’è autentica vita cristiana senza questa comunione di fede e di carità che affonda le sue radici nel mistero d’amore della Santissima Trinità e realizza in tal modo la grande testimonianza davanti al mondo: «perché il mondo creda» (Gv 17,21). La questione seria della comunione è la fede, non la convergenza di interessi o visioni ma la fede nel Signore risorto che sta in mezzo a noi. La carità è il vincolo dell’unità, che giunge al culmine nel perdono reciproco, senza il quale non c’è né pace né comunione. La vita di comunione della Chiesa, per la quale si cammina sì ma insieme, deve permeare ogni sua manifestazione: «Poiché la Chiesa è comunione, deve esserci partecipazione e corresponsabilità in tutti i suoi gradi» (Sinodo dei Vescovi, 1985). Confido che l’entrata in vigore del Direttorio diocesano per i vicariati foranei possa aiutarci a incrementare la comunione e la condivisione tra le parrocchie e tutte le comunità cristiane in vista di una missione efficace e credibile.
Proprio il riferimento alla comunione, mi permette adesso di ringraziare Maria per la visita ad limina Apostolorum che, in rappresentanza dell’Arcidiocesi, in comunione con gli altri vescovi della Sardegna, mi ha messo in cammino verso Roma, per venerare i sepolcri dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo e incontrare il Successore di Pietro, il Vescovo di Roma. Ringrazio tutti vivamente per aver partecipato con la preghiera ad un gesto che ha concretamente espresso la cattolicità e l’apostolicità della Chiesa, che trova nella celebrazione eucaristica una eloquente manifestazione. Ogni eucaristia, infatti, viene celebrata «in unione con il nostro Papa [e] il nostro Vescovo». La presenza del Signore è sempre anche la presenza dei suoi, l’unione della comunità locale con tutti i membri della Chiesa di Dio. Questa apertura alla Chiesa intera, che si oppone alle chiusure autoreferenziali e asfittiche, appartiene all’essenza di una autentica coscienza cristiana e cattolica. Maria, apri i nostri orizzonti all’ampiezza della Chiesa e del mondo.
«Non hanno più vino» (Gv 2,3). Tu conosci ciò di cui abbiamo bisogno, prevenendo ogni desiderio e supplica.
Regina della pace, chiediamo la tua materna intercessione perché abbiano fine le guerre che bagnano di sangue e di lacrime tante parti del nostro mondo, in Ucraina come nel Medio Oriente, in Africa come in diverse parti dell’Asia. Per tua intercessione, il Signore doni il riposo eterno alle vittime, la consolazione a chi soffre, e converta il cuore di quanti seminano morte e distruzione perché sappiano intraprendere il cammino della pace, l’unico valido per affermare la libertà, la giustizia, la verità e l’amore.
Ti affidiamo i bambini e i ragazzi che hanno ricevuto i sacramenti della prima comunione e della confermazione, affinché custodiscano nel loro cuore l’incontro con il Signore e abbiano il desiderio di vivere ogni giorno assieme con Lui, come con un vero e grande amico.
A te ancora affidiamo tutti gli adolescenti e i giovani, perché possano trovare nel tuo Figlio un compagno nel cammino quotidiano di studio e di lavoro, e nelle nostre comunità una dimora accogliente, un luogo dove essere amati e sostenuti.
O Maria, salute dei malati, che presso la croce sei stata associata al dolore di Gesù, mantenendo ferma la tua fede, Ti affidiamo coloro che portano dei mali fisici, mentali e spirituali, come anche la fatica del vivere, la solitudine, il disamore alla vita. Ti affidiamo queste persone e chi sta loro accanto, perché non perdano mai la speranza, trovino il sostegno della comunità cristiana, possano godere della tua luce lungo il faticoso cammino.
Tu che conosci le gioie e le fatiche di ogni casa, aiuta e sostieni le nostre famiglie perché siano sempre, anche nei momenti di crisi, il segno visibile del tuo immenso amore per noi.
Madre, non permettere che alcuno si disperi di fronte alla mancanza di lavoro, di casa o per la povertà; illumina e sostieni coloro che possono ridare fiducia, speranza, lavoro e giustizia a tutti, perché a nessuno venga negata la piena dignità.
Fa’ che fioriscano e diano frutti abbondanti i germi di bene seminati lungo quest’anno pastorale; sostieni la vita e la missione delle nostre comunità.
O Madre di Dio, guarda, custodisci e guida la Chiesa di Cagliari; tutti accogli e tutti esaudisci.
Amen.