Omelie Vescovo

Solennità di N.S. di Bonaria 2024. Omelia dell’Arcivescovo

Basilica di N.S di Bonaria in Cagliari, 24 aprile 2024.

Omelia per la Solennità della Beata Vergine Maria di Bonaria, patrona della Sardegna

At 1,12-14
Ef 1,3-6.11-12
Gv 19,25-27

Approdata sulle nostre coste a causa di una tempesta, su questo colle, in faccia al mare, preghiamo la Beata Vergine Maria di Bonaria di intercedere per poter essere «liberati dalle tempeste della vita presente» e così «raggiungere felicemente il porto della vita eterna» (Orazione Colletta). Il destino al quale si chiede di approdare è la vita eterna, ossia la vita piena di Dio, che già adesso è promessa e donata come un pegno, quale centuplo di ciò che si lascia per seguire Gesù Cristo e vivere per causa sua e per causa del Vangelo (cf. Mc 8,28-31). In questa preghiera possiamo ricomprendere tutto: la pietà per i malati e i sofferenti nel corpo, nella mente e nello spirito; la protezione nelle difficoltà, nei pericoli e nelle afflizioni; il dono della gioia, del gusto del vivere e della felicità per noi, i nostri cari, gli uomini di tutto il mondo. Chiediamo che si compia la grande aspirazione alla pace e all’amicizia.

Intuiamo di essere diretti a questo porto di vita felice, talvolta lo intravediamo, ma solo il Signore può condurci ad esso, come racconta il Vangelo. Una sera, i discepoli erano avviati verso l’altra riva del mare, ma era buio, il mare era agitato e soffiava un vento forte. Erano angosciati. Gesù si avvicina camminando sulle acque: «“Sono io, non temete”. Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti» (Gv 6,20-21). Per andare all’altra riva dove siamo diretti, non c’è risorsa più grande del prendere con noi Gesù. Sono io, non temete! Non basta l’esperienza, la forza e la capacità, serve prendere sulla nostra barca lo stesso Signore che domina ogni paura. Non temete! Lì dove gli uomini vedono il pericolo della morte, Gesù traccia la strada di un cammino, anche nel mare nero e quando sono contrari i venti. Sono io. Sì, Lui c’è, c’è sempre, non ci guarda da lontano ma ci viene incontro. Questa è la decisione da assumere: prendere Gesù per andare al destino.

È lui la nostra speranza (Ef 1,12). Maria ci guarda con tenerezza e tiene in braccio Gesù che illumina la vita e la conduce al felice approdo del compimento. La vocazione e la consistenza, la ragione della presenza di Maria al mondo e nell’eternità è quel bambino che porta tra le braccia e che offre a noi, pellegrini di speranza. Il Dio-con-noi si fa vedere dentro legami di amore e luci di verità. È una presenza annunciata, fatta conoscere e comunicata dalla Madre, perché custodita dall’amore di chi la porta con sé. È questa la vocazione della Chiesa stessa, portare Colui che annuncia. È anche la vocazione di ciascuno di noi, dentro il lavoro, gli affetti familiari, il dispiegarsi di tutte le opportunità: portare ai fratelli che cercano, lottano e sperano la Luce che rischiara il cammino. Il Signore si offre continuamente alla libertà degli uomini nella testimonianza appassionata di chi non ha altro da indicare che quel bambino che illumina la via. Siamo chiamati a una rinnovata testimonianza al Signore.

Il Vangelo di oggi ci fa contemplare il compiersi della missione di quel bambino, sul legno della croce, perché la luce che rischiara è l’amore più grande. Avendoci ricevuti dal Figlio quali suoi figli, lo sguardo di Maria si estende con compassione e infinita misericordia anche su tutti i campi di battaglia che stanno inghiottendo innumerevoli vite, soprattutto di giovani, e tanti bambini, incendiando un mondo che sembra precipitare verso un futuro oscuro. Interi popoli sono aggrediti e umiliati, scavando un solco profondo di rancore e odio. Anche la verità e la sincerità del linguaggio sono vittime di questa violenza, da cui talvolta ci difendiamo non pensandoci, privilegiando interessi più prossimi e meno impegnativi.

In questi tempi medito spesso un brano scritto per la festa dell’Esaltazione della Santa Croce del 1940, da Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), nel Carmelo di Echt (Paesi Bassi), dal quale nell’agosto del 1942 fu tratta dai nazisti per essere condotta nel campo di concentramento di Auschwitz, dove fu uccisa con la sorella il 9 agosto 1942. Un pensiero audace e provocatorio: «Negli ultimi mesi abbiamo molte volte sentito lamentare che le nostre preghiere per la pace non sono state esaudite. Ma qual diritto abbiamo noi per pretendere di essere esaudite? Il nostro desiderio che la pace arrivi è certamente autentico e sincero; ma parte da un cuore purificato? Abbiamo pregato veramente nel Nome di Gesù, cioè non solo con il nome sulle labbra ma nel nostro spirito, e secondo le intenzioni di Gesù, solo per la gloria del Padre, senza desideri egoistici? Quando Dio avrà un potere illimitato sul nostro cuore, noi pure avremo un potere illimitato sul suo». Mi sembra che quest’ultima frase spieghi in modo suggestivo il potere di intercessione. Guardiamo Maria sotto la croce. Ha potere sul cuore di Dio in quanto Dio ha potere sul suo cuore trafitto e amante, desideroso solo di compiere la sua offerta per la salvezza del mondo. Sotto la croce, il cuore di Maria è totalmente libero e aperto, così da ricevere il sangue sgorgato dal cuore aperto del Figlio e farlo traboccare sul mondo, irrigandolo di vita. Al mondo serve il cuore di Maria, il nostro cuore aperto e libero!

Cari fratelli e amici, davanti a Nostra Signora che tiene in braccio Cristo, luce del mondo, presentiamo le nostre speranze e domande, e supplichiamo il suo cuore totalmente preso dall’amore di Cristo, di poter fecondare la storia e il mondo. «Quando Dio avrà un potere illimitato sul nostro cuore, noi pure avremo un potere illimitato sul suo».

Preghiamo per la pace e la riconciliazione, la libertà, la giustizia, l’amicizia dei popoli, e preghiamo perché sia puro il nostro cuore, limpido nell’intenzione e nell’azione.

Oh Madre, Nostra Signora di Bonaria, vieni a noi, naviga con noi naviganti e accompagna noi viandanti verso il Figlio tuo, la luce del mondo, la vita che non ha fine.

 

 

 

 

 

 

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