Omelie Vescovo

Omelia del Vescovo per la Domenica delle palme, Passione del Signore

Domenica delle Palme: Passione del Signore

Omelia

Cattedrale di Cagliari, 24 marzo 2024

Resta forte, dopo aver riascoltato il raccolto della passione e morte di Gesù, la domanda sul perché, sul come sia stato possibile. Vediamo all’opera, nelle vicende della passione, atteggiamenti e gesti che ci appartengono, che purtroppo fanno parte dell’inventario più triste della nostra umanità: la volubilità dei sentimenti della folla, facilmente strumentalizzata; il cinismo della logica del potere sia religioso che civile e militare; la paura di chi scappa abbandonando e rinnegando l’amico; lo sconcertante bacio del traditore. Nessuno di noi può tirarsi fuori: anche noi, ciascuno di noi, era ed è tra gli uccisori di Gesù. Ogni nostro tradimento e dimenticanza, ogni nostro peccato collabora alla sua passione e morte. Ogni versetto di questo racconto sembra condensare la nostra storia e sembra scritto da noi, oggi: le guerre, le violenze, l’offesa alle donne e ai bambini, l’egoismo in tutte le sue forme. Noi conosciamo tutto quel male. I notiziari ne sono pieni, come la nostra memoria.

Eppure, siamo qui, siamo entrati in processione con le palme e ci siamo raccolti in questo ascolto, perché conosciamo anche la devozione generosa e profetica della donna di Betania, la compassione di Maria di Màgdala e delle altre donne che seguivano Gesù e la infinita pietà di Maria, la Madre. Soprattutto, abbiamo conosciuto, almeno in qualche frangente di vita, lo sguardo di perdono e dell’infinito amore del Crocifisso. Siamo qui con il cuore gonfio di dolore, d’amore e di speranza, perché abbiamo riconosciuto nel cammino della vita punti di amore e di verità che non appartengono al deserto che ci attornia e che fanno sperare una nuova fioritura, luci che illuminano la notte e ci fanno attendere l’aurora della risurrezione.

Come sempre, come la folla in quei giorni, siamo davanti alla grande alternativa: dar credito a queste luci e fondarvi la vita oppure chiuderci nei limiti dei nostri miseri pensieri di potere, di piacere, di possesso, di scetticismo, di narcisismo. Davanti alla croce, dobbiamo scegliere.

Siamo discepoli del Maestro divino perché «abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1Gv 4,16). Questo chiediamo al Maestro crocifisso, di poter conoscere e credere il suo amore e saper rimanere in esso. Su tutto si afferma questa verità: Dio è amore!

Dio è amore e in Cristo, per la forza della risurrezione, continua a venire, come quel giorno a Gerusalemme, continua a entrare nelle nostre città, nelle nostre case e famiglie, nei luoghi di lavoro, nel nostro cuore inquieto. Viene come un re mite, con un potere di bene. Accogliamolo come gli uomini semplici che abbiamo imitato poco fa: «Benedetto colui che viene… Benedetto il Regno che viene» (Mc 11,9-10). Il Signore viene, viene sempre. Non opponiamo nulla al suo ingresso, non rifiutiamo la sua presenza mite. Tutta la violenza, la cattiveria, la brutalità e la vigliaccheria che abbiamo sentito nel racconto della passione e morte di Gesù e che ben riconosciamo in questo frangente drammatico della storia, tutta questa bruttura è il frutto amaro del rifiuto di Colui che viene. Non opponiamo resistenza, ma accogliamo festanti e gioiosi il Regno che viene per la nostra salvezza, per la nostra vera felicità.

Fin dall’eternità, Cristo si rivolge al Padre per dire che entra nel mondo per fare la sua volontà nel proprio corpo (cf. Ebr. 10,5-9). Il Padre ha una volontà di amore e di salvezza, tanto grande da dare il Figlio unigenito (cf. Gv 3,16-17). Come Maria di Màgdala e l’altra Maria, non smettiamo di osservare il posto ove Gesù sembra dormire (Mc 15,47) e tutto sembra essersi concluso. Osserviamo e preghiamo, guardiamo e speriamo l’impossibile. «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te» (Mc 14,36), confessa Gesù nel Getsemani. Dio è amore infinito, a Lui tutto è possibile, anche il perdono che lava la colpa e una vita nuova, l’imprevisto di una vita che vince per sempre la morte.

 

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