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Messaggio dell’Arcivescovo per la Quaresima 2024

«È tempo di conversione, tempo di libertà». Così papa Francesco parla della Quaresima nel suo annuale Messaggio. La libertà è sempre stato il più grande sogno dell’umanità, il bene fondamentale che aspettiamo e la cui mancanza rende tristi e sofferenti uomini e popoli. È la possibilità di scegliere la strada che rende piena, felice, la vita. Non c’è felicità senza libertà e sappiamo che siamo tutti «chiamati a libertà» (Gal 5,13).

In Quaresima ascolteremo nuovamente una delle affermazioni fondanti della fede d’Israele: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile» (Es 20,2). La fede è esperienza di libertà perché fondata sul riconoscimento del Liberatore, della forza d’amore che ci scioglie dalla schiavitù degli idoli. Non Dio, ma gli idoli del piacere, del potere, dell’avere si pongono contro la vera libertà, che è insieme un dono e un cammino, anche quello che attraversa il deserto. La conversione dagli idoli a Dio è fatta di incontri e di scoperta di sé e della propria domanda, di amore verso gli altri, di ascolto dell’Infinito. La bellezza di Gesù Cristo attiva in modo potente questo cammino di libertà che ci riscatta dal fascino dell’effimero.

Il Papa sottolinea anche che per realizzare questa libertà Dio educa il suo popolo con forza d’amore: «La Quaresima è il tempo di grazia in cui il deserto torna a essere – come annuncia il profeta Osea – il luogo del primo amore (cfr Os 2,16-17). Dio educa il suo popolo, perché esca dalle sue schiavitù e sperimenti il passaggio dalla morte alla vita. Come uno sposo ci attira nuovamente a sé e sussurra parole d’amore al nostro cuore». Dio educa il suo popolo a tornare al primo amore, ad ascoltare e accogliere nel cuore, nell’intima profondità di sé, parole di verità e di vita che solo Dio può rivolgerci. «Beato l’uomo che tu educhi, o Signore» (Sl 93,10 LXX).

Il Papa osserva che il primo passo della relazione educativa è «voler vedere la realtà». Nel roveto ardente il Signore si rivelò come un Dio che vede, ascolta, conosce e libera: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele» (Es 3,7-8). Il popolo aveva alzato grida di lamento e Dio «se ne diede pensiero» (Es 2,25). Così si manifesta il Dio pedagogo: conosce e si lascia coinvolgere, partecipa con passione a ciò che vede e sente, non sta a guardare da lontano ma si compromette con la vita della sua gente per cambiare la condizione, dalla sofferenza della schiavitù alla gioia della libertà. Si chiede il Papa: «Anche oggi il grido di tanti fratelli e sorelle oppressi arriva al cielo. Chiediamoci: arriva anche a noi? Ci scuote? Ci commuove?». Combattiamo, in questa Quaresima, il pericolo di divenire insensibili alle tragedie degli altri, ascoltiamone il dolore, sentiamone la domanda di vita e verità. La realtà più grande, infatti, è l’altro, il tu che ci sta davanti, la cui “scoperta” libera dalla solitudine che rende parziali. Diceva Benedetto XVI che l’educazione è «realmente apertura dell’“io” al “tu”, al “noi” e al “Tu” di Dio».

«Cristo ci ha liberati per la libertà» (Gal 5,1).

Cagliari, 14 febbraio 2024

+ Giuseppe Baturi
Arcivescovo

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