Omelie Vescovo

Meditazione del Vescovo per la veglia di Pentecoste 2023

28 maggio 2023, meditazione per la veglia di Pentecoste

Parrocchia Sant’Eusebio, Cagliari

Carissimi giovani, amici e fratelli,

vi ringrazio di cuore per aver voluto rispondere all’invito di questa veglia. Non importa quanti siamo ma che siamo interi in quel che facciamo. Non servono molte persone, ma persone autentiche, non divise.

Nella notte del mondo, nel buio della paura, della violenza e del nonsenso, i credenti sono chiamati a star svegli per tener accesi il desiderio, l’attesa e l’accoglienza del Signore che viene, che viene sempre stando in mezzo al raduno dei discepoli (cf. Gv 20,19). Ogni volta che i credenti si raccolgono in preghiera, Gesù Cristo viene e lo Spirito ravviva il fuoco del suo amore. In questa veglia non è estraneo alcun uomo e alcun suo autentico sentimento. Siamo noi la voce che porta al Signore Gesù il gemito e il desiderio, la speranza della pace e la gioia, la richiesta di perdono e consolazione, la speranza di felicità degli uomini e in particolare dei giovani con i quali condividiamo il cammino e la storia, a Cagliari come in Siria, in Ucraina come in Kenia. Lo Spirito Santo ci rende totalmente e intimamente solidali con gli uomini e la loro storia (cf. GS 1). Siamo noi in preghiera qui stasera, ma in noi è tutto il mondo e l’intera storia ad essere presenti, in noi geme e soffre la stessa creazione che attende la rivelazione (cf. Rm 8,19-23). Nello Spirito, noi siamo la voce dell’universo e degli uomini.

Nel Canto al Vangelo della liturgia odierna abbiamo così pregato: “Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore”. Il fuoco dell’amore può rinnovarsi se lo Spirito viene e continua a venire. Il fuoco dello Spirito Santo è il fuoco di Dio, dell’amore infinito, della verità assoluta, è il fuoco della vita che non ha fine, intensa e piena tanto da sconfiggere anche la morte. Per questo fuoco la vita si riscalda e si illumina. Siamo fatti per questo fuoco e chiediamo di poterne sempre rinnovare l’ardore: Vieni Spirito, innamoraci, vinci la tiepidezza alla quale ci rassegniamo e il vuoto che talvolta ci sgomenta e talaltra ci annoia. Solo questo fuoco d’amore può dare senso alla vita e riempirla di passione, senso e felicità. Siamo fatti per questo fuoco. Desideriamolo e accogliamolo, non accontentiamoci dei piccoli fuocherelli o delle vampe effimere di un fiammifero. Non lasciamo che il fuoco del primo amore si lasci ricordare solo per ceneri, segno di un passato che sembra finito.

Sappiamo riconoscere la nostalgia del fuoco! Ripetiamo con accorato sentimento le parole di Santa Caterina: “Non accontentatevi delle piccole cose. Dio le vuole grandi. Se sarete ciò che dovete essere metterete fuoco in tutta Italia!”. Non date retta a chi vi chiede di vivere nel compromesso, non accontentatevi di ciò che non è Dio! La Chiesa di Cagliari ha bisogno della vostra radicalità, della capacità tutta giovanile di amore totale ed eroico. Vivete per cose grandi, vivete per l’infinito di Dio e la felicità degli uomini.

L’effusione della Pentecoste avvenne mentre i discepoli si trovavano “tutti insieme nello stesso luogo” (At 2,1). In quel momento “apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro” (At 2,3). A ciascuno Dio offre il suo proprio e particolare dono così che l’unità dei discepoli non è la semplice somma dei doni di ciascuno, ma la ricchezza della loro bellezza particolare. Si realizza una comunione di origine e di destino, un’appartenenza che non ha paura della diversità, della peculiare voce di ciascuno, perché lo Spirito crea armonia non uniformità. La nostra Chiesa di Cagliari ha bisogno di questa comunione, della vostra testimonianza di armonia, di unità sinfonica. Non lasciatevi schierare, non chiudetevi dentro trincee di divisione. Apparteniamo a un solo corpo, il corpo di Cristo totale che avanza nella storia e si arricchisce di molti carismi e ministeri e dentro il quale ciascuno è prezioso nella stessa misura in cui è in relazione con gli altri. Ascoltiamo San Paolo: “Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune” (1Cor 12,4-7). Lo Spirito ci apre al carisma particolare del fratello e orienta il dono di ciascuno a favore del bene comune, stretti nel vincolo della pace e sostenuti da una medesima speranza. Siamo il corpo di Cristo: manifestiamone il mistero nell’unità e nella pace!

La ricerca di noi stessi è la ricerca del dono dato a ciascuno di noi. Nello studio, nell’impegno, nel lavoro cerchiamo noi stessi e il nostro posto nel mondo. Chi siamo e a cosa siamo chiamati? Perché la vita e per quale compito siamo scelti e tratti dal nulla? Cari amici e fratelli, non c’è questione più importante di questa. Leggiamo talvolta i fatti e gli incontri che costituiscono la trama dell’esistenza come l’Etiope leggeva il rotolo del profeta Isaia. Alla domanda di Filippo: “Capisci quello che stai leggendo?”, egli ripose: “E come potrei capire, se nessuno mi guida?” (cf. At 8,30-31). La domanda dell’eunuco è la nostra: “Ti prego, di quale persona il profeta dice questo?” (At 8,34). Di chi parla la nostra vita? Di chi parla la nostra attesa e nostalgia? Chi può colmare la nostra fame di vita e sete di verità e amore. Chi può perdonarci e farci sempre ricominciare? Di chi parla la vita? “Venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: Pace a voi!” (Gv 20,19). È l’incontro con Gesù Cristo, con la sua presenza, è l’ascolto della sua parola che proviene dal centro di ogni situazione, la possibilità di capire sé stessi e il proprio destino. Siamo fatti per la verità e la felicità nell’amore. Incontrando Cristo comprendiamo a chi si riferisce la vita e impariamo una familiarità con noi stessi e i nostri sentimenti impensabile all’uomo.

Lo Spirito Santo apre le porte e spalanca al mondo la comunità dei discepoli (cf. At 2). Egli attira, suscita meraviglia e stupore, rende capaci di testimonianza coraggiosa perché corrispondente alla gioia incontrata. Lo Spirito ci dona uno scopo per cui vivere, amare, lavorare, studiare e soffrire. Ci apre a una vita piena di senso perché tutta collegata al destino del mondo. Diceva Benedetto XVI: “Lo stupore per il dono che Dio ci ha fatto in Cristo imprime alla nostra esistenza un dinamismo nuovo impegnandoci ad essere testimoni del suo amore. Diveniamo testimoni quando, attraverso le nostre azioni, parole e modo di essere, un Altro appare e si comunica. Si può dire che la testimonianza è il mezzo con cui la verità dell’amore di Dio raggiunge l’uomo nella storia, invitandolo ad accogliere liberamente questa novità radicale. Nella testimonianza Dio si espone, per così dire, al rischio della libertà dell’uomo”. Il testimone non indica se stesso ma un Altro, un Amore più grande di cui si è fidato e al quale si consegna. Testimoniate la bellezza, l’intensità di questa fiamma che arde; testimoniate che la libertà dell’uomo non ha motivo di temere la novità del Vangelo, nel quale tutto ciò che di buono è possibile si compie.

La Chiesa ha bisogno di questo nuovo slancio di testimonianza e evangelizzazione. La missione inizia con il leggere nel profondo di ogni uomo l’azione di Dio, la grande attesa della sua venuta. Non dobbiamo applicare Dio al mondo, ma saperlo leggere presente in tutto, sapendo dare nome alla sua manifestazione.

Dio si espone al rischio della libertà: dite il vostro sì, e aiutate i vostri coetanei a cercare, riconoscere e accogliere il Dio che ama la vita.

 

 

 

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