Omelie Vescovo

Omelia del Vescovo per la Messa in diretta su Rai 1

Domenica 19 febbraio 2023 alle ore 11, monsignor Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Segretario generale della Cei, ha presieduto la Santa Messa presso la Basilica di Sant’Elena in Quartu S.E., trasmessa in diretta televisiva su Rai 1.

VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)

Domenica 19 febbraio 2023

Lv 19,1-2.17-18
1 Cor 3,16-23
Mt 5,38-48

 

Seduto sul monte al quale attira i discepoli, Gesù insegna la vita e spiega il segreto della sua tensione infinita a un di più, a un bene senza misura. Non ci basta mai del tutto il bene e il bello che godiamo nel presente, vogliamo di più, sentiamo profondamente che ci “spetta” qualcosa di grande. Non possiamo mai rassegnarci e appagarci. Noi sospiriamo Dio. “Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). La vita giusta, la vita che sentiamo degna, è definita dalla tensione alla perfezione di Dio. L’anelito alla perfezione è il punto incandescente che dà ragione dei nostri desideri, dei tentativi che facciamo per una esistenza migliore, della gioia e speranza che ci muovono.

Il Maestro collega la tensione alla perfezione al rapporto d’amore con gli altri, addirittura con i nemici e le persone ostili, come a dire che la nostra vocazione non può compiersi senza comprendere le persone che incontriamo. Gli altri appartengono alla nostra vocazione così che l’incontro con loro delinea il nostro vero volto. Gesù insegna che non possono darsi verità e felicità se non nell’esperienza di un amore grande, ricevuto da noi come figli e da noi riflesso al mondo come testimoni. È l’amore del Padre che Gesù è venuto a farci conoscere e comunicare: un amore aperto a tutti, offerto anche ai lontani, un amore che perdona e dà la vita, che si consuma fin sulla Croce. L’amore scorge nella profondità di ogni uomo, magari sotto strati di egoismo, quel bene, quella perla preziosa, che lo rende amabile. L’amore difende il valore di ogni uomo anche contro la sua cattiveria. La perfezione è nell’amore che vince la morte.

La perfezione del Padre si assimila alla sua misericordia, ciò che di Dio è dato imitare. La lieta notizia è che il Padre, facendoci suoi figli, ci dona la possibilità di questa misericordia senza limiti, esperienza di verità e felicità senza misura.

Non possiamo nascondere che la novità di questa misericordia spacca i quadri umani dell’amore e dilata il cuore. Ciò può anche comportare il sacrificio, come anche la sofferenza propria di ogni parto. Urge in noi una carità che squarci le misure umane dell’amore e introduca nel mondo la vita nuova, la vita del risorto, che ha vinto la morte proprio per questo amore fino alla fine.

Il segreto della vita nuova che Cristo ci trasmette consiste nello “svuotarsi di se stessi” (Fil 2,6-7), nella kenosi che Gesù ha scelto e incarnato fino alla morte in croce. È il paradosso cristiano che si trovi pienezza e compimento in questo svuotarsi. Un cuore vuoto di sé è un cuore dilatato che si lascia riempire dall’amore di Cristo. Paolo scrive ai Galati: «Il nostro cuore si è tutto aperto per voi» (2Cor 6, 11). E commenta san Giovanni Crisostomo: «Come il calore, così la carità ha la prerogativa di dilatare: è, infatti, una virtù ardente e impetuosa». E aggiunge: «Chi è amato si muove a suo piacimento nell’intimo del cuore che lo ama» (Omelia 13, 1-2 sulla Seconda lettera ai Corinzi). Stiamo bene, ci sentiamo liberi e a nostro agio, solo con chi ci ama, nel cuore di chi ci ama. Non è forse ciò che desidera ogni uomo? Lasciamo che la novità della vita di Dio dilati la misura del nostro cuore, così che ogni uomo possa esservi accolto e trovarvi riparo.

La strada della felicità e la verità è allora l’imitazione di Cristo, è la sua sequela umile e mendicante. Nessuno di noi può pensare di far propria la perfezione di Dio in forza di un progetto morale o ascetico. Non è in gioco l’eroismo della nostra volontà, ma la semplicità di cuore di farsi incontrare dalla novità della vita di Dio e lasciarsi trasformare.

Serve solo la decisione di seguire le tracce del Dio amore e l’umiltà della preghiera, come quella di una bella orazione colletta: “O Dio, tu riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono; continua a effondere su di noi la tua grazia, perché, affrettandoci verso i beni da te promessi, diventiamo partecipi della felicità eterna” (Colletta Dom. XXVI per annum). Dacci la tua grazia e nell’imitazione della tua misericordia, rendici felici.

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