Omelie Vescovo

Omelia del Vescovo per la solennità di Maria SS. Madre di Dio

Omelia per la solennità di Maria SS. Madre di Dio
Cattedrale di Cagliari, 1° gennaio 2023


Il Testamento spirituale di Benedetto XVI, che ieri sera è stato reso noto, tutto intessuto di memoria e gratitudine, ha il suo perno nella testimonianza franca, rinnovata sulla base dell’esperienza vissuta, della “bellezza della fede”, ragione fondamentale “di tutto il bello che ho potuto sperimentare in tutte le tappe del mio cammino”. L’invito è accorato: “rimanere saldi nella fede!”, ed è fondato su ciò che egli “ha visto e vede” in tanti anni di ricerca, di dialogo, di vita pastorale. Dalla memoria emerge con chiarezza “la ragionevolezza della fede. Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita — e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo”. “Veramente”: in questo avverbio è tutta la forza della testimonianza del Papa emerito che alla fine della vita, tutto ricordando e facendo sintesi di una lunga esperienza, dice che l’annuncio di Cristo è vero, si mostra reale proprio alla prova della vita. Veramente Cristo è vita, verità e vita, veramente la Chiesa è il suo corpo.

È questo, d’altra parte, il compito della Chiesa, che custodisce la fede e la offre a tutti gli uomini in cammino. Come quel giorno attorno alla mangiatoia di Betlemme. I pastori raccontavano quanto visto nella notte, la gente che ascoltava si meravigliava, Maria “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Solo lei conosceva il segreto di ciò che i pastori avevano visto e che la gente cercava. Ella ha ricevuto l’annuncio dell’Angelo e ha detto il suo eccomi, ha sentito nel proprio grembo il Verbo farsi uomo, in quella notte ha anche sperimentato che “nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37). Maria, accogliendo l’iniziativa di Dio, conosce il senso di quegli avvenimenti prodigiosi e dell’intera storia, di ciò che è accaduto prima e che sarebbe accaduto dopo, il termine delle promesse di Dio e della ricerca dell’uomo. Il senso di tutto è quel bambino. Non una dottrina, né un affannoso attivismo salverà l’uomo ma quel bambino che chiede di essere accolto nella sua bellezza umana e divina. Il senso di tutto è custodito da Maria perché il senso di tutto è suo Figlio.

Restano per sempre scolpite nella memoria della Chiesa le parole di Benedetto XVI nella Lettera Enciclica Deus Caritas est: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (n. 1). All’inizio dell’anno non possiamo augurarci che il riaccadere dell’incontro dal quale tutto è iniziato e sempre rifiorisce. Non un incontro relegato nel passato ma che riaccade ogni giorno: una Persona ci apre all’orizzonte infinito e riempie la vita di gioia e di significato.

Maria è oggi venerata come madre e modello della Chiesa, la cui presenza nel mondo si giustifica in relazione non a se stessa ma alla Persona di Cristo, per l’accoglienza che presta e alla continua incarnazione della Parola nella carne della storia. La Chiesa può godere dell’ineffabile gioia della maternità se continuamente si offre al Padre come grembo accogliente, terra buona, cuore che custodisce. Essa partecipa al mistero della divina maternità, se non smette di predicare la presenza salvatrice di Gesù Cristo, se lo offre nell’esperienza della comunità fedele, se lo comunica nei sacramenti. Anche la Chiesa di Cagliari è chiamata a questa rinnovata esperienza di maternità, per amore a Cristo e agli uomini, dei quali conosce il travaglio e l’inquietudine. Preghiamo e agiamo per dare alla nostra Chiesa il volto di madre premurosa e tenerissima.

Diceva ancora Benedetto XVI: “Come Maria, la Chiesa è mediatrice della benedizione di Dio per il mondo: la riceve accogliendo Gesù e la trasmette portando Gesù. È Lui la misericordia e la pace che il mondo da sé non può darsi e di cui ha bisogno sempre, come e più del pane” (1° gennaio 2012).

All’inizio del nuovo anno ci scambiamo gli auguri, sperando gli uni per gli altri la serenità e la salute. Qualcuno osa augurare la felicità. Forse pochi si augurano la fede, un’esperienza più radicale e matura di fede e la scoperta più luminosa della verità, dentro tutto e grazie a tutto.

Auguriamoci di cuore, cari amici, per intercessione di Maria, la grazia, la misericordia, la pace di Dio Padre e del nostro Signore Gesù Cristo.

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