Omelie Vescovo

Omelia del Vescovo per le esequie di don Pistolesi (Quartu Sant’Elena)

Parrocchia di Santo Stefano, Quartu Sant’Elena, 4 dicembre 2021

2 Tim, 2,8-13

Lc 24,13-35

Eccellenza Reverendissima, Mons. Arrigo, presbiteri e diaconi, mamma Lidia, fratelli Valentina e Francesco, parenti tutti di don Alberto, gentili autorità, comunità di Santo Stefano, comunità parrocchiali e giovanili che don Alberto ha servito carissimi giovani e tutti voi fratelli in Cristo,

la calda esortazione di San Paolo ci raggiunge in questo momento di silenzio e domanda, mentre, sgomenti, cerchiamo una risposta o almeno una luce che possa confortare il nostro cammino: «ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo… Certa è questa parola: se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo» (2Tim, 2,8.11). Ricordati di Gesù Cristo! Questa è la nostra certezza, la certezza della fede che ci raggiunge in questo momento come in ogni momento della vita. Ricordati, adesso, di Gesù Cristo, del Dio fatto uomo, per noi morto e risorto per noi perché anche noi potessimo morire in Lui e in Lui risorgere. D’altra parte ripetiamo con San Paolo: «se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede» (1Cor 15,17). Senza la risurrezione, senza il destino di beatitudine che in essa è per noi compreso, dovremmo considerare vana la vita (sarebbe addirittura un’ingiustizia nascere, senza la risurrezione, diceva San Gregorio di Nazianzo), vano l’amore goduto e la verità scoperte, la storia raccontata da don Giulio prima, i sorrisi di don Alberto, la sua passione ed entusiasmo. Nulla di questo va perduto, nulla è vano perché Cristo è risorto. Per cosa Alberto avrebbe scommesso la vita se non per questo “per sempre”? Per quale altro motivo potremmo vivere e domani ricominciare? Per cosa dovremmo rischiare ogni giorno le decisioni più importanti se non per la certezza di un “per sempre” che solo un Dio morto e risorto può garantire?

La morte certo fa male, per il lacerante distacco che sembra portare i nostri cari in un regno che non possiamo raggiungere, strappandoli alla comunione e familiarità con noi. Come parlare nuovamente ai nostri cari, come esprimere a loro il nostro affetto? Fa male la morte, ma non vince. La morte ha perso il suo pungiglione, il veleno del nichilismo che vorrebbe convincerci che tutto è vano. Siamo addolorati e feriti dalla morte di don Alberto, ma non come chi non ha speranza (cf. 1Ts 4,13). Per recuperare il dialogo con i nostri defunti, dobbiamo imparare una nuova modalità di rapporto, un nuovo alfabeto.
Come Vescovo ho promesso di annunciare il Vangelo sempre, cioè in ogni circostanza, e, con il cuore appesantito dal dolore ma pieno di speranza, ripeto a tutti il grande annuncio: il Signore è risorto ed è apparso a Simone. Nella comunità i discepoli di Emmaus recuperano la familiarità con il Signore che ad un certo punto era sparito dalla loro vista. Sembra che lo perdano e invece lo “riconquistano” nella fraternità della comunità di Gerusalemme. Cristo è risorto, è apparso e cammina con noi, come ha camminato con i due discepoli di Emmaus.

Sarebbe insufficiente limitare don Alberto al passato, del quale ricordare la straordinaria ricchezza. Anche i discepoli di Emmaus ricordavano la grandezza di Gesù (era stato grande, aveva fatto del bene) ma lo relegavano nel passato e intanto tornavano a casa. Ma un ricordo passato, anche di qualcosa di eccezionale, non può far vivere. Non possiamo vivere di un ricordo. Possiamo vivere solo di qualcosa di presente che ci investa e faccia infiammare il nostro cuore, come quello dei due discepoli, di qualcosa che ora apra i nostri occhi. Non un ricordo ma un’esperienza viva può salvare dall’obblio i nostri cari. L’esperienza del Signore Risorto che cammina con noi, che dialoga con le nostre tristezze e le nostre speranze, che apre le nostre orecchie all’ascolto della Parola e infiamma il nostro cuore. Il Signore risorto cammina con noi e in Lui tutti diventano presenti, di nuovo compagni del nostro cammino.
Ricordiamoci di Gesù Cristo, anzi scopriamolo camminare con noi, dialogare con noi anche in questa circostanza di dolore. Possiamo sentirne il passo nella fede della famiglia, nella preghiera dei sacerdoti, nei giovani che parlano di gioia e di amore. Il Signore cammina con noi e don Alberto è stato sua voce, suo testimone credibile e amabile. Facendosi amico e compagno di strada di tanti giovani e meno giovani egli si è fatto strumento del misterioso viandante presso le parrocchie SS. Crocifisso a Cagliari, San Luca in Quartu Sant’Elena, Santa Barbara in Senorbì, nelle attività della pastorale giovanile diocesana, come insegnante di religione in diverse scuole statali di Cagliari e infine come parroco di S. Barbara in Sinnai.

In uno scritto antico è scritta questa esortazione: «Credi in Cristo Gesù… Egli ti sarà compagno lungo il sentiero pericoloso, ti sarà guida verso il regno suo e di suo Padre, ti condurrà alla vita perpetua e ti darà quella sovranità che non passerà e non cambierà mai». Crediamo Signore, ma tu aiutaci a vederti lungo questo cammino pericoloso, guida il fratello Alberto e noi stessi verso il regno della vita che non ha termine. Ogni promessa di felicità si compie nell’abbraccio del Risorto.
Come ai discepoli di Emmaus, apri adesso gli occhi don Alberto perché vedano il tuo volto mite e misericordioso, e in te possano continuare a guardare la sua cara mamma e i fratelli, i giovani e i sacerdoti e la comunità intera di questa diocesi. Apri i suoi occhi e il suo grande cuore continui ad amare, padre, fratello, amico e figlio più di prima.

Guarda anche noi e con la liturgia ti chiediamo: sii tu, o Signore, il nostro rifugio e conforto, perché dal lutto e dal dolore siamo sollevati alla luce e alla pace della tua presenza.
Nell’Esortazione apostolica post-sinodale rivolta ai giovani, Christus vivit, il Papa scrive: «Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. […] Accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare» (1-2).

Cristo ti chiama di nuovo, caro don Alberto, per ricominciare. In lui vivi per sempre la tua giovinezza.

 

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