Cei Tutela minori

Prima giornata nazionale di preghiera per le vittime di abusi

Si celebra oggi per la prima volta in Italia la Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, voluta dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana.

In concomitanza di questo evento così rilevante la Diocesi di Cagliari inaugura il Centro di Ascolto per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili costituito con Decreto dell’Arcivescovo S.E monsignor Giuseppe Baturi il 9 giugno 2021.

Il servizio è rivolto a sacerdoti e operatori pastorali con la finalità di svolgere attività di prevenzione, iniziative di formazione sugli aspetti psicologici e giuridici, la definizione di protocolli e buone prassi da applicare nell’azione pastorale. Si tratta di un concreto segno di attenzione e accoglienza della Chiesa di Cagliari verso le vittime di abuso in ambito ecclesiale. Un reale atto di vicinanza verso tutte le persone ferite che si colloca nel solco tracciato da Papa Francesco, e dai suoi predecessori, nella lotta contro la pedofilia ed ogni forma di abuso nella Chiesa.

Nella sua Lettera apostolica in forma di Motu proprio il Santo Padre scrive: «la tutela dei minori e delle persone vulnerabili fa parte integrante del messaggio evangelico che la Chiesa e tutti i suoi membri sono chiamati a diffondere nel mondo. Cristo stesso infatti ci ha affidato la cura e la protezione dei più piccoli e indifesi: «chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me» (Mt 18,5). Abbiamo tutti, pertanto, il dovere di accogliere con generosità i minori e le persone vulnerabili e di creare per loro un ambiente sicuro, avendo riguardo in modo prioritario ai loro interessi. Ciò richiede una conversione continua e profonda, in cui la santità personale e l’impegno morale possano concorrere a promuovere la credibilità dell’annuncio evangelico e a rinnovare la missione educativa della Chiesa».

Siamo tutti chiamati ad aprire gli occhi su una realtà che sancisce il fallimento di uno dei compiti più importanti dell’essere umano, ovvero quello di crescere e proteggere la generazione successiva, trasmettendo cose buone ai propri figli. Quello relativo agli abusi è un tema arduo da affrontare, che richiede una grande fatica interiore, e non ci si può voltare dall’altra parte.

Per il referente diocesano del Servizio don Michele Fadda «creare questo servizio pastorale, indipendente dalla curia e professionalmente qualificato, significa semplicemente dire a chiunque soffra a causa di questi gravi reati che la nostra comunità diocesana è pronta ad ascoltare, accogliere, dare loro credito e accompagnare verso i percorsi più opportuni per il bene della persona, senza paura dello scandalo e rifiutando ogni compromesso omertoso. Il popolo di Dio – prosegue – richiede a tutti i suoi Pastori una presa di posizione chiara ed inequivocabile: un pronunciamento coraggioso e senza mezzi termini che sgombri il campo da ogni tentazione di minimizzazione o insabbiamento. Stiamo ponendo i primi passi: probabilmente ancora pochi e insufficienti, ma che segnano certamente l’inizio di un processo di rinnovamento che potrà ancora essere ostacolato dai negazionisti di turno ma che non potrà essere fermato».

Un lavoro informativo e formativo che punta certamente a prevenire e a curare, ma allo stesso tempo intende diventare un approdo educativo al servizio delle comunità ecclesiali, ma non solo, per tutto quello che riguarda il pianeta minori e fragilità.

La responsabile del Centro di ascolto diocesano, l’avvocato Valeria Aresti spiega che «il Servizio è stato costituito all’insegna dell’efficienza e della trasparenza nella lotta intrapresa dalla Chiesa contro il fenomeno odioso e intollerabile degli abusi. Testimonia inoltre che il tema della protezione dei minori, l’accoglienza e l’ascolto delle persone ferite è elemento decisivo e strutturale della riforma di Papa Francesco da cui non si potrà più prescindere. Con la riforma che ha abolito il segreto pontificio per i casi di abusi sessuali del Clero le vittime non devono temere l’insabbiamento da parte da parte delle gerarchie ecclesiastiche come avveniva in passato. E a chi denuncia, laici compresi, non può essere imposto alcun vincolo di silenzio – conclude».

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