Omelie Vescovo

Mercoledì delle ceneri. Omelia dell’Arcivescovo

Mercoledì delle ceneri

Cattedrale di Cagliari, 26 febbraio 2020

 

1. “Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!”

Celebriamo in questa chiesa cattedrale il rito delle ceneri che segna l’inizio di una nuova quaresima, il grande segno sacramentale della nostra conversione. Oggi è un giorno di digiuno e preghiera, perché sperimentiamo nuovamente la nostra fragilità e il bisogno di Dio, della sua dolce presenza e illuminante parola. Tutto oggi chiede che impariamo di nuovo a desiderare Dio e a ricomprendere in lui la nostra esistenza.

Il segno penitenziale delle ceneri si associa oggi alla trepidazione per il diffondersi del nuovo virus: sperimentiamo la vulnerabilità nostra e dei sistemi sociali ed economici ai quali solitamente affidiamo la nostra sicurezza. Vi è poi la preoccupazione per le tante forme di povertà e fragilità presenti nelle nostre società e famiglie, e la domanda circa il percorso della nostra civiltà in uno snodo storico così impegnativo. In tanti contesti sociali è diffuso un senso di indifferenza e di paura se non di rifiuto per gli altri e anche per sé stessi.

Dentro tutto questo, siamo invitati nuovamente a fare la cosa essenziale: cercare ciò che vale e permane sempre, cercare Dio, passando dalle cose secondarie e provvisorie, che ci affannano e disperdono, a quelle veramente importanti e definitive. Solo da questa profondità del vivere è possibile uno sviluppo personale non effimero o illusorio e l’edificazione di un tessuto sociale concorde, giusto, fiducioso nel futuro e solidale.

2. La quaresima apre la nostra ricerca di Dio alla gioia della sequela di Cristo. Nella quaresima camminiamo verso la gioia dell’evento Pasquale accogliendo in verità la Buona Notizia della morte e risurrezione di Gesù. Ascoltiamo l’appello del Santo Padre nel messaggio per questa quaresima: “Guarda le braccia aperte di Cristo crocifisso, lasciati salvare sempre nuovamente. E quando ti avvicini per confessare i tuoi peccati, credi fermamente nella sua misericordia che ti libera dalla colpa. Contempla il suo sangue versato con tanto affetto e lasciati purificare da esso. Così potrai rinascere sempre di nuovo” (Christus vivit, n. 123). Abbiamo tutti noi bisogno di rinascere e il tempo che si apre oggi ci sostiene nel guardare le braccia aperti di Cristo crocifisso.

Ripercorreremo i misteri della vita di Cristo (le tentazioni, la trasfigurazione, la lavanda dei piedi e l’istituzione dell’eucarestia, la passione e la morte, il silenzio del sabato santo), perché ricalcando su di essi nostra esistenza diventiamo veri cristiani e Cristo rimane vivo in mezzo a noi. La vita di Cristo si proietta allora sulla nostra esistenza.

3. Questo cammino di ricerca e di umile sequela ha una condizione.

Gesù chiede che il digiuno, l’elemosina e la preghiera avvengano “nel segreto”, in quella profondità della persona in cui abita il Padre. Quella profondità è il cuore, nel quale riscopriamo di essere figli di un Dio che vede e ama. Ritorniamo al nostro cuore. Diceva sant’Agostino: “Rientrate dal vostro vagabondaggio che vi ha portato fuori strada; ritornate al Signore. Egli è pronto. Prima rientra nel tuo cuore, tu che sei diventato estraneo a te stesso, a forza di vagabondare fuori: non conosci te stesso, e cerchi colui che ti ha creato! Torna, torna al cuore, distaccati dal corpo… Rientra nel cuore: lì esamina quel che forse percepisci di Dio, perché lì si trova l’immagine di Dio”.

Urge ritornare alla profondità del cuore per riscoprire la paternità di Dio e vivere tutto – il rapporto con le cose, con gli altri e con Dio stesso – da figli. Questa è la conversione: riscoprire la paternità di Dio e vivere ogni rapporto nell’amore dei figli.

Nell’amore dei figli preghiamo insieme in famiglia e nelle chiese, visitiamo i malati, facciamo compagnia alle persone sole e più fragili, versiamo il balsamo della consolazione sulle ferite dei più fragili; sappiamo sostenere la vita dei nostri fratelli uomini diffondendo parole di fiducia e di speranza, e compiendo gesti di prossimità e amicizia.

“Tu, che per natura sei Dio, concedimi il tempo di vivere e il tempo di convertirmi… Non rimandare più, o Signore, ma salva la tua creatura… Avvicina il tempo della mia vita alla conversione dell’anima” (Anastasio Sinaita).

“Avvicina il tempo della mia vita alla conversione”. “Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!”

 

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