Esequie S.E. Mons. Antioco Piseddu
Parrocchia Santa Barbara in Senorbì, Cagliari
11 giugno 2025 – Memoria di S. Barnaba Apostolo
Dando l’estremo saluto al nostro fratello e padre Antioco, Vescovo emerito di Lanusei nel suo paese natale, al quale restò sempre legatissimo, e nella chiesa parrocchiale dove venne battezzato dall’allora parroco Mons. Giuseppe Melas, poi eletto Vescovo di Nuoro. Ringraziamo il buon Dio per i doni di grazia a lui riservati «come segno della sua bontà e della comunione dei santi in Cristo» (dal rito delle esequie). Il bene gratuitamente dato ai nostri fratelli è un segno anche della bontà del Padre per noi, che ci chiama a sé con legami di bontà e vincoli di amore (cf. Os 11,4), facendoci incontrare suoi testimoni credibili per l’autenticità della loro umanità trasfigurata non meno che per l’efficacia della parola e l’intuito dell’ingegno.
Il nostro pensiero affettuoso e partecipe va alla sorella Efisia, ai nipoti e pronipoti.
Nella Diocesi di Lanusei Mons. Piseddu ha investito fecondi anni di impegno pastorale, dal novembre 1981 al gennaio 2014. Prima era stato viceparroco in Sant’Ambrogio a Monserrato, insegnante di religione al Liceo Ginnasio Siotto Pintor di Cagliari, docente in seminario, segretario vescovile del Cardinale Arcivescovo di Cagliari Sebastiano Baggio dal 1969 al 1973, parroco-presidente nella Chiesa Collegiata di Sant’Anna in Cagliari. In questi giorni si moltiplicano le memorie circa le opere realizzate a Cagliari e nella diocesi ogliastrina.
Non è compito di una omelia di esequie ricostruire una biografia o anticipare il giudizio di Dio, al quale affidiamo fiduciosi il destino del fratello Antioco. Possiamo, però e forse dobbiamo, rendere il nostro grazie dicendo ciò che abbiamo visto e udito.
Anche negli anni del suo ritiro a Cagliari, dopo l’accettazione della rinuncia al governo pastorale per raggiunti limiti di età, ha coniugato in modo armonioso la tensione culturale al gusto all’incontro personale, mai banale, sempre carico di intelligente affetto. L’abbiamo visto sorridente e grato nella sua paternità. Mi ha molto colpito il rapporto che in questi anni ha generato con i giovani del College Sant’Efisio e con gli anziani della comunità della Casa della Mercede a Sant’Elia. Un rapporto paterno: padre nella fede è colui che nella sua propria umanità insegna la vita del Mistero di Dio come carità e tenerezza, accoglienza e perdono. Davanti al padre ciascuno sa di essere qualcuno, prezioso nella sua esistenza personale e unica, non perché bravo o arrivato, ma perché voluto bene e sempre perdonato. E mons. Piseddu sapeva volere bene, con quella discrezione armoniosa, e partecipazione cordiale, che manifestava sempre un animo appassionato e attento. Univa l’ardore della passione alla discrezione del tratto.
Nel testamento spirituale, scritto l’11 febbraio 2023, leggiamo: «Mi metto totalmente nelle mani di Dio di cui ho sperimentato tante volte la immensa misericordia e lo ringrazio per tutto il bene che mi ha voluto e dimostrato nel darmi la vita, nel farmi cristiano, nel chiamarmi al sacerdozio e all’episcopato». Il cristiano sa scorgere la grazia, come fa Barnaba ad Antiochia, se ne rallegra e, incoraggiando i fratelli alla fedeltà, vi si consegna. L’Apostolo Barnaba «vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede» (At 11,23). Fedele al Signore anche nella malattia, dal cui letto non smetteva di ringraziare quanti andavano a trovarlo. Adesso, leggendo il testamento spirituale, possiamo rileggere anche quel tratto doloroso: «Continuo a offrire al Signore la mia vita, un’unione alla vittima divina, per tutte le anime sulle quali nella vita ho avuto responsabilità e sulle quali ne avrò ancora». Impariamo tutti che il culmine dell’amore vero, possiamo dire il vero paradigma dell’amore gratuito, è l’offerta di sé, il dono di sé commosso per la salvezza del fratello. L’unica certezza, in questa consegna è la fedeltà del Signore che ci invia ai fratelli unicamente certi dell’amore che ha cambiato per sempre la nostra vita e ci spinge a trasmetterlo agli altri: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento». La più grande carità che Dio ci fa è darci una ragione per cui offrire la vita, e non ve ne è una più grande che unirsi alla missione di salvezza operata da Cristo morto e risorto. Perché cercare altre sicurezze?
La gratitudine che attraversa il testamento di Mons. Piseddu è la sostanza della vita, tutta ricevuta per amore, tutta data per amore.
In simplicitate cordis. Il motto di Mons. Antioco Piseddu ricorda un’antica preghiera che tiene insieme l’offerta di sé e la salvezza dei fratelli: «O Signore Dio, in semplicità di cuore Ti ho offerto con gioia ogni cosa; con incontenibile letizia ho visto raccolto il tuo popolo: Dio i Israele, custodisci questa volontà» (Dómine Deus, in simplicitáte cordis mei lætus óbtuli univérsa; et pópulum tuum, qui repertus est, vidi cum ingénti gáudio: Deus Israël, custódi hanc voluntátem).
O Signore che ami la vita, accogli in Paradiso questo nostro fratello e padre saggio e prudente, buono e fedele e porta a compimento l’opera che in lui hai iniziato e della quale noi abbiamo goduto.