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Ordinazioni sacerdotali. Don Mulliri si racconta su Kalaritana Avvenire

Sabato 29 novembre, alle ore 10, nella Cattedrale di Cagliari, l’Arcivescovo Giuseppe Baturi conferirà l’ordinazione sacerdotale a tre nuovi presbiteri: don Davide Ambu, don Lorenzo Vacca e don Samuele Mulliri. Con loro, la Chiesa diocesana si prepara a vivere una grande festa di gratitudine e di speranza.
Abbiamo incontrato don Samuele Mulliri per ripercorrere insieme il cammino che lo ha condotto a questo passo decisivo.


Don Samuele, come nasce la sua vocazione?
La mia vocazione nasce all’interno di un contesto familiare e parrocchiale ben inserito nella vita cristiana. Vengo da una famiglia credente e praticante, che ha sempre partecipato alla vita della parrocchia: per me la famiglia è stata davvero la prima “chiesa domestica”.
Frequentando la parrocchia di Sant’Elena, a Quartu, mi sono avvicinato al gruppo dei ministranti, e proprio lì è nato il desiderio, insieme alla curiosità, di scoprire più a fondo la figura del sacerdote. Un incontro importante per me è stato quello con don Marcello Melis, che oggi è nella gloria del Paradiso: è stato lui la figura fondamentale dei miei primi anni di discernimento vocazionale. Successivamente, grazie anche all’incoraggiamento del parroco don Antonio Porcu, ho iniziato a partecipare in modo più stabile alle attività parrocchiali e diocesane. A quattordici anni ho scelto di entrare nel Seminario minore, dando così avvio a un cammino più consapevole.


Come si è sviluppato il percorso formativo dopo l’ingresso in Seminario?
Ho frequentato tutti e cinque gli anni del Seminario minore di Cagliari, studiando al liceo classico dei Salesiani. Dopo il diploma ho vissuto l’anno di propedeutica regionale, un tempo prezioso di passaggio e discernimento prima dell’ingresso in Seminario maggiore. Il cammino successivo si è articolato in due tappe: i primi tre anni di formazione filosofica e il primo di teologia li ho svolti al Pontificio Seminario Regionale Sardo; poi, su richiesta di mons. Baturi, sono stato inviato al Pontificio Collegio Leoniano di Anagni per completare gli ultimi anni di teologia.


Che tipo di esperienza è stata quella vissuta ad Anagni, lontano dalla Sardegna?
È stata un’esperienza molto arricchente, e direi anche provvidenziale. Sono stato il primo seminarista della diocesi di Cagliari a frequentare il Collegio Leoniano, dove erano già passati altri giovani sardi, ma provenienti dalla diocesi di Lanusei. Mons. Baturi mi ha inviato lì proprio per ampliare il mio orizzonte pastorale e vivere un confronto con un contesto diverso. Cambiare ambiente significa confrontarsi con nuove modalità di relazione, con uno stile di formazione differente, con parrocchie che hanno esigenze e ritmi pastorali diversi dai nostri.
È stato un laboratorio di crescita umana e spirituale: ho imparato ad accogliere la diversità come un dono e a riconoscere la bellezza della Chiesa nella sua varietà di volti e di esperienze.


Quando ha comunicato la sua scelta di entrare in Seminario, quali sono state le reazioni di chi la conosceva?
Entrare in Seminario a quattordici anni non è stato semplice, anche perché a quell’età molte amicizie sono ancora in formazione e non tutti riescono a comprendere una decisione così impegnativa.
Ci sono state due reazioni opposte: da una parte chi ha accolto con sincerità e rispetto la mia scelta, continuando a starmi vicino e a sostenermi; dall’altra chi non l’ha capita, pensando forse che fosse prematura o troppo “diversa”. Alcune relazioni si sono allentate, ma altre si sono rafforzate. Oggi posso dire che anche questo è stato un passaggio importante per imparare che la vocazione non è mai un cammino solitario, ma richiede di saper custodire i legami autentici e lasciar andare quelli che non aiutano a crescere.


Tra pochi giorni riceverà l’ordinazione sacerdotale. Che cosa rappresenta per lei questo momento?
È il compimento di un cammino lungo e intenso, fatto di studio, preghiera, confronto e, soprattutto, di fiducia nella volontà di Dio. L’ordinazione è un dono, non un traguardo personale: è l’inizio di una nuova forma di vita, quella del servizio sacerdotale. Mi preparo con gratitudine e con un po’ di trepidazione, perché sento il peso e la bellezza di ciò che sto per vivere. È il momento in cui si consegna la propria libertà al Signore, affidandosi completamente alla Sua volontà, che si manifesta anche attraverso l’obbedienza all’Arcivescovo.


Qual è il suo desiderio più grande per il ministero che la attende?
Il mio desiderio è che il Signore possa operare attraverso di me per il bene delle persone che mi verranno affidate. Non penso tanto a cosa farò o a dove andrò, ma a come potrò essere strumento della Sua presenza. La promessa di obbedienza che faremo davanti all’Arcivescovo è, in fondo, una dichiarazione di fiducia: ci ricordiamo che non siamo noi a guidare il nostro cammino, ma è il Signore che ci conduce e ci manda.Spero di poter essere un sacerdote capace di ascoltare, di accogliere, di camminare accanto alle persone con discrezione e disponibilità, portando ovunque la gioia del Vangelo.


Con l’ordinazione di don Samuele Mulliri, don Davide Ambu e don Lorenzo Vacca, la diocesi di Cagliari accoglie tre nuovi sacerdoti, segno concreto di una Chiesa che continua a generare vocazioni e a camminare nella speranza.

L’intervista completa a cura di Matteo Cardia sul numero di Kalaritana Avvenire di domenica 9 novembre. Visita il sito Kalaritanamedia.it

 

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