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Papa Leone XIV. Un impegno condiviso per la protezione dei più fragili

L’idea profonda, il motore di ogni sforzo è quello di percorrere, come afferma il titolo, “un cammino di speranza e compassione”. A livello pratico, com’è stato presentato durante i lavori, ci sono una serie di programmi per radicare nella Chiesa delle Filippine una cultura della sicurezza, in particolare attraverso il Catholic Safeguarding Institute, che vuole offrire servizi di educazione, formazione, ricerca, accompagnamento e consulenza.

E su tutto la benedizione e l’incoraggiamento di Leone XIV, per il quale “ogni parrocchia e attività pastorale deve essere uno spazio in cui glorificare Dio e prendersi cura degli altri, in particolare dei bambini e delle persone vulnerabili”.

A pochi giorni dal nuovo report della Pontificia Commissione di Tutela dei Minori, presentato il 16 ottobre scorso, la Chiesa filippina si è riunita da lunedì scorso fino a oggi, 23 ottobre, sullo stesso tema in una conferenza a Clark-Angeles, nella provincia del Luzon centrale. L’incontro è stato organizzato dall’Ufficio episcopale per la protezione dei minori e delle persone vulnerabili, organismo dei vescovi locali.

Agli oltre 300 delegati – tra personalità ecclesiali, esperti e rappresentanti delle Chiese di Malaysia, Singapore, Brunei e Vietnam – il presidente dell’Ufficio filippino per la tutela dei minori, l’arcivescovo di San Fernando Florentino Lavarias, ha letto oggi il messaggio del Papa nel quale Leone XIV auspica che i lavori “portino all’attuazione di politiche e pratiche essenziali che garantiscano la trasparenza nel trattare i casi, promuovano una cultura della prevenzione e salvaguardino ‘questi piccoli’ del Signore”.

Tra gli interventi, anche quello del vescovo Luis Manuel Alì Herrera, segretario della Commissione pontificia di tutela, che ha messo in luce il servizio di tutela indicandolo come un cammino condiviso di sinodalità, solidarietà e speranza.

“Dobbiamo essere onesti – ha affermato il presule in apertura – il cammino della Chiesa in materia di protezione è stato segnato da dolorosi fallimenti e ferite profonde.”

“La protezione – ha detto più avanti – è segno di questa conversione: rappresenta il passaggio dal silenzio alla verità, dalla negazione alla giustizia, dalla paura alla speranza”, citando poi la Lettera al popolo di Dio di Papa Francesco del 2018, che riconosceva la gravità degli abusi e invocava una risposta comunitaria.

Dunque, ha detto ancora monsignor Alì, “la protezione non deve essere ridotta a un obbligo amministrativo: è, fondamentalmente, un imperativo teologico, un mandato evangelico che deve permeare il nostro governo ecclesiale, i nostri ministeri, i nostri spazi fisici e digitali, e tutte le iniziative pastorali che intraprendiamo”.

L’approccio, ha ribadito, deve guardare alle vittime, dove la sicurezza e il benessere dei sopravvissuti sono prioritari.

Per conoscere le attività svolte in Diocesi in questo ambito visita su questo sito la pagina dedicata al Servizio tutela minori e persone vulnerabili 

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