Omelie Ricorrenze Vescovo

Alla scuola di Maria per costruire la pace (omelia dell’Arcivescovo)

Assunzione della Beata Vergine Maria Cattedrale di Cagliari
Venerdì 15 agosto 2025

Omelia

Cari fratelli,

celebriamo nella gioia il privilegio particolare che è stato dato alla Beata Vergine Maria, Madre di Dio, di non essere toccata neanche per un istante non solo dalla malizia del peccato ma anche dal disfacimento della morte, secondo la mirabile espressione del Prefazio odierno: «Tu non hai voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro colei che in modo ineffabile ha generato nella carne il tuo Figlio, autore della vita». Contempliamo in questo stupendo mistero il compimento finale della salvezza, che realizza in Dio il destino dell’uomo, nell’interezza e unità delle sue dimensioni. La Chiesa è chiamata ad annunciare e comunicare agli uomini questa loro altissima vocazione di gioia eterna e di vita infinita. Non è vano l’esser nati se la grande promessa di vita e verità si compie e se l’ultima parola su di noi e sulla storia è la misericordia che fa nuove tutte le cose.

«Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo» (Ap 12,10). Maria vive già in modo intero, nell’unità di corpo e anima quest’ora di compimento che tutto salva e riconcilia e nulla disperde o lascia precipitare nel nulla. Per quest’ora di forza e potenza divine contro ogni forma di male, la Chiesa cammina nella storia, incontra gli uomini, si fa compagna alla loro ricerca, non smette di annunciare la risurrezione del Signore e di comunicarne la verità e l’amore, indicando sempre in Maria «un segno di sicura speranza e consolazione» (Prefazio proprio). La Chiesa, pellegrina nel tempo, desidera Dio e ama gli uomini, anela all’eterno e difende con tenerezza e passione ogni frammento di vita dell’uomo, ogni centimetro di carne che, come ogni angolo dell’anima, è destinato a Dio. Ricordiamo che anche il corpo incontrerà Dio. L’uomo è libero perché appartiene a questo potere divino, potere di vita e verità; è libero perché Cristo l’ha liberato dalla paura della morte che invece rende schiavi del potere del male (Ebr 2,15).

C’è una lotta da vivere. Il drago rosso, il nemico antico e di sempre, Satana, l’accusatore, vuole «divorare» il Messia che sempre nasce e rinasce nella storia (cf. Ap 12,4), per evitare che governi nei cuori e tra gli uomini, e fa «guerra» contro la sua discendenza, coloro che «custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» (Ap 12,17). Chi vuol divorare e annientare il segno di Cristo nella storia – nei cuori, nelle famiglie come tra i popoli -, è sempre un divisore e un accusatore. La potenza di Cristo, invece, difende l’uomo, ogni uomo, e se ne prende cura, lo tiene unito in sé, agli altri, a Dio. È una guerra che infuria oggi e sempre, di cui avvertiamo i colpi nel disamore con cui accusiamo la vita nostra e degli altri di deluderci, di non aver valore, senza destino e consistenza, come nella violenza di chi accusa gli altri e li combatte per farne complici o vittime del proprio potere o brama di piacere e di guadagno. Chi elimina Dio dalla storia è sempre un accusatore contro gli uomini, la loro esistenza unica e irripetibile. Solo Dio difende gli uomini, dei quali è amico come nessun altro. Satana accusa gli uomini, Dio li difende!

Questa lotta terribile la vediamo in questi giorni infuriare in Terra santa, nell’uccisione di bambini, di uomini e donne in fila per ricevere un po’ di cibo, nella privazione di libertà di uomini e comunità che, in fondo, divengono tutti ostaggi del potere altrui. Che tutti siano liberati, gli ostaggi israeliani e il popolo palestinese. Tutti siano affrancati dalla paura e dall’incertezza e possano, da protagonisti, costruire il proprio futuro.

Pensiamo anche alla Ucraina, ingiustamente devastata, e preghiamo perché anche in quelle terre torni la pace, nella giustizia e nella libertà. Quel popolo aggredito non sia derubato ora del potere e della responsabilità di decidere del proprio cammino, e viva nella pace e senza paura.

Ricordiamo i tanti conflitti che insanguinano l’Africa nella nostra colpevole dimenticanza.

Consideriamo le tante comunità cristiane perseguitate solo perché discendenza del Signore, pellegrini verso il cielo. In quanti posti del mondo si rischia la vita, e troppo spesso la si perde, solo andando a Messa o esercitando il ministero di presbitero! Ricordo un recentissimo dialogo con un Vescovo nigeriano, la cui diocesi conta diversi sacerdoti rapiti e uccisi. Non dimentichiamo questi nostri fratelli nella fede che soffrono a causa della loro fedeltà, manifestiamo a loro la nostra carità.

Siamo dentro questa lotta, ma non la vogliamo vivere con la armi del drago rosso, con la faziosità e la menzogna, la volontà di rivalsa e il disprezzo. Siamo chiamati a vivere la lotta unicamente con le “armi” che appartengono ai figli di Dio, i quali «custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» (Ap 12,17), forti solo della verità e dell’amore di Cristo.

C’è bisogno anzitutto di uno sguardo di fede, che sappia riconoscere nel presente, custodire e dar spazio, i segni della salvezza, come diceva il Card. Pizzaballa al ritorno da Gaza: «In mezzo a tutto questo, abbiamo incontrato qualcosa di più profondo della distruzione: la dignità dello spirito umano che rifiuta di spegnersi. Abbiamo incontrato madri che preparavano da mangiare per gli altri, infermiere che curavano le ferite con gentilezza e persone di tutte le fedi che continuavano a pregare il Dio che vede e non dimentica mai. Cristo non è assente da Gaza». Cristo non è assente dalla nostra drammatica vicenda terrena, mai. Non è assente da Gaza, dall’Ucraina, dalle nostre famiglie e dai nostri cuori tormentati. Per sperare, occorre quello sguardo che vede e quel cuore che incontra «qualcosa di più profondo della distruzione».

In forza della certezza della speranza cristiana, che guarda il cielo e si prende cura della terra, possiamo stare dentro i drammi della storia con la forza della testimonianza e della carità. Questa «Sacra Spina» che veneriamo ci ricorda che il destino di gloria che speriamo è stato guadagnato dall’amore del crocifisso. Un dono per noi, ma anche una vocazione: essere nel mondo segni del suo amore incondizionato.

Vogliamo volgere ancora la mente e il cuore a Maria, facendoci voce degli uomini e di tutto il creato, con le parole di Sant’Anselmo d’Aosta: «Chiunque è a te rivolto e da te guardato è impossibile che abbia a perire» (Le Orazioni,VII). Guardaci, o Vergine, e attiraci alla tua beatitudine, donaci la forza di poter lavorare senza mai stancarci per promuovere quella giustizia che sola può garantire una pace autentica e duratura.

Amen.

 

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