Domenica 16 novembre 2025 la Chiesa universale celebra la IX Giornata mondiale dei Poveri, appuntamento istituito da Papa Francesco al termine del Giubileo della Misericordia per richiamare ogni comunità a porre al centro della vita ecclesiale i volti di chi vive la povertà in tutte le sue forme: materiale, spirituale e relazionale.
Il tema scelto per quest’anno, tratto dal Salmo 71 – «Sei tu, mio Signore, la mia speranza» – è un invito a riscoprire la fiducia in Dio come sorgente di consolazione e forza, specialmente per chi sperimenta fragilità e solitudine. La speranza cristiana non è un sentimento astratto, ma si traduce in gesti concreti di vicinanza, accoglienza e solidarietà, capaci di restituire dignità a chi spesso è dimenticato.
Nella Diocesi di Cagliari la Giornata sarà vissuta attraverso una Veglia di preghiera, venerdì alle 18.30 a Serrenti, presieduta dall’arcivescovo mons. Giuseppe Baturi, aperta a tutti i fedeli e in modo particolare ai gruppi, movimenti e associazioni ecclesiali impegnati nella testimonianza della carità. Sarà un momento di ascolto della Parola, di silenzio e di invocazione condivisa, per lasciarsi toccare dal grido dei poveri e riscoprire la missione della Chiesa come “madre dal cuore aperto”.
Nel suo Messaggio per la Giornata, Papa Francesco ricorda che “la speranza dei poveri non sarà mai delusa” (Sal 9,19) e invita a guardare a loro non come a destinatari di assistenza, ma come protagonisti del Vangelo, portatori di una sapienza che nasce dall’essenzialità e dalla fiducia. L’incontro con chi soffre diventa così un dono reciproco, un’occasione di conversione che purifica la fede e la rende credibile.
Le parrocchie e le comunità cristiane della diocesi sono invitate a promuovere iniziative di preghiera, formazione e servizio, utilizzando i sussidi predisposti dall’Ufficio diocesano per la pastorale della carità: un formulario di preghiere dei fedeli e il libretto della Veglia di preghiera, pensati per favorire la partecipazione e l’animazione nelle celebrazioni locali.
La Giornata diventa così un segno visibile di comunione ecclesiale, un momento per rinnovare la consapevolezza che la povertà interpella la coscienza di ogni credente e chiede una risposta di amore, sobrietà e corresponsabilità. Accanto ai poveri, la Chiesa riscopre se stessa: comunità che serve, accompagna e spera.
