Diocesi Vescovo

Ordinazione nuovo Vescovo. Omelia del cardinale Bassetti

Nel corso della celebrazione del rito di ordinazione di monsignor Giuseppe Baturi, il Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia – Città della Pieve e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha tenuto l’omelia di cui si riporta il testo.

 

A te, caro Don Giuseppe, che stai per ricevere l’Ordinazione Episcopale; al tuo predecessore Mons. Arrigo Miglio, con cui per 25 anni ho fatto parte della Conferenza Episcopale Italiana; agli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi qui presenti, in particolare l’Arcivescovo di Catania Mons. Salvatore Gristina a cui mi lega una profonda amicizia; ai sacerdoti, ai consacrati, a tutto il Popolo di Dio, che questa chiesa quasi non riesce a contenere, pace e grazia da Dio Padre e dal Signore nostro Gesù Cristo.

Caro Don Giuseppe, ben si addicono a questa occasione le parole del Profeta Isaia: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce e la gloria del Signore brilla sopra di te».

Oggi, la stella di Betlemme ti avvolge della sua luce che interpella e rischiara, e sono certo che ti lascerai illuminare da questo astro che, come fu per i Santi Magi, ti condurrà a Gesù.

Essi sono partiti da lontano, lasciando il loro paese; hanno seguito un segno nel Cielo, interpretandolo secondo una sapienza profetica custodita nella notte dei tempi; hanno cercato la meta in Gerusalemme, presso il re Erode; infine, hanno trovato Gesù e l’hanno subito riconosciuto, ponendosi ai suoi piedi. Se ci pensi bene, anche il viaggio della tua vita, e della tua vocazione, è contrassegnato da tante tappe, dal distacco, alla ricerca, alla sequela.

Per cercare occorre “staccarsi”: pensa ad Abramo e alla sua chiamata. Pensa a Maria e Giuseppe: i protagonisti del Natale.

Poi occorre “seguire”: i Magi hanno seguito una stella; anche nell’orizzonte della tua vita c’è sempre stata una luce a guidarti, quella che ti viene indicata dall’ultimo capitolo dell’Apocalisse: «Io, Gesù, ho mandato a voi il mio Angelo, per testimoniare a voi queste cose, riguardo alle chiese. Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino».

La stella è Gesù, è Lui che ti dice: «Chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».

Non ti stancare di camminare, caro fratello, fino al giorno in cui Cristo Signore, la stella luminosa del mattino, illuminerà in modo esclusivo la tua vita e, nella sua luce, vedrai la luce.

D’ora innanzi, con l’Ordinazione Episcopale, assumerai nuove responsabilità, per essere, in questa tua Chiesa cagliaritana, che Papa Francesco ti ha affidato, il Pastore delle pecore. Farai riecheggiare la Sua Parola, raccoglierai tutti nel rendimento di grazie eucaristico, tutti animerai nel cammino della testimonianza evangelica.

La Vergine Maria, particolarmente venerata in questo Santuario, ti sarà di ausilio, ti accompagnerà nella tua missione, ti incoraggerà a far crescere in te quella libertà di spirito, che favorisce la scelta di servire soltanto il Signore e questo Suo popolo, che Lui ti affida.

Come Simon Pietro, getta le tue reti, sulla Parola di Cristo, ed esse si riempiranno, quasi senza che tu te ne accorga. Si riempiranno del bene che farai e del bene che tutti ti vorranno, e, tramite te, dell’amore per il Signore Gesù che tu saprai disseminare nei cuori. Possano tutti riconoscere in te un padre e un fratello, un amico e compagno di viaggio e al tempo stesso una guida, tenace e instancabile; un sostegno per quanti vacillano, un custode della speranza che non delude.

Caro Giuseppe, si rallegri oggi la Chiesa di Catania, che vede posarsi su un suo figlio lo Spirito di Dio, perché nella tradizione vivente della Chiesa continui l’ininterrotta successione dei Vescovi. Si rallegri soprattutto il Presbiterio catanese che vede un suo componente, amato e stimato, ricevere la pienezza dello Spirito Santo. Si rallegri in modo particolare la Chiesa di Cagliari, qui oggi ampiamente rappresentata da sacerdoti e fedeli, che accoglie un pastore, vero uomo di Dio, che raccolga l’eredità preziosa di Mons. Arrigo Miglio.

Un Vescovo che, forte nella fede, abbia verso tutti un cuore capace di accogliere e di comprendere. Un Vescovo che, chinandosi su ciascuno come il buon samaritano, abbia l’energia di orientare tutti a crescere verso il Signore; che, amando in particolare i sacerdoti, i laici, le famiglie, favorisca al massimo quell’unità e quella comunione, che rappresenta per il mondo la più alta testimonianza della fede.

Tra poco noi Vescovi, successori degli Apostoli, stenderemo le mani dell’affetto e della preghiera su questo nostro fratello e lo invieremo per l’opera a cui l’ha chiamato il Signore, che l’Apostolo Paolo mette bene in evidenza nella lettera agli Efesini: «Tutte le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a noi riservata, a formare lo stesso corpo, ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo».

Il miglior commento è quanto Papa Francesco afferma nella Evangelii Gaudium, a proposito della “conversione pastorale”: la Chiesa, per sua natura, non può non essere missionaria e deve avere le «porte aperte» per «uscire verso gli altri» e «giungere alle periferie umane». Solamente da questo dinamismo, scrive il Papa, può scaturire «un ‘improrogabile’ rinnovamento ecclesiale». Un rinnovamento che è, anzitutto, un invito alla purificazione dei cuori, ad alzare senza indugi gli occhi al cielo verso la Gerusalemme celeste, ad affrontare con coraggio le sfide attuali, a superare tutte le «tentazioni degli operatori pastorali» e, soprattutto, ad approfondire, vivere ed annunciare il Vangelo di risurrezione. Una Chiesa che non annuncia il Vangelo è una Chiesa ritirata nelle stanze vuote di una mondanità spirituale, che non produce frutto, anzi, rischia di produrre danno.

Caro Don Giuseppe, queste parole del Santo Padre, come quelle di san Paolo, ti impegnano a rispondere alle invocazioni degli uomini e ai segni dei tempi, ascoltando sempre la voce di Colui che ti ha scelto e ti ha chiamato per nome.

In questa festa solenne e gioiosa dell’Epifania, che vede attorno a te la tua cara famiglia, tuo padre, tua madre che vive in Cielo, i tuoi fratelli, i tuoi nipoti e tutta la tua gente esultante, non posso fare a meno di ripensare all’ingresso di Gesù in Gerusalemme e alle parole che Egli disse ai discepoli, secondo il Vangelo di Giovanni: «Se il chicco di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, porta molto frutto». Poi aggiunse: «Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io sarà anche il mio servo» (Gv 12,12).

«Dove sono io», dice il Signore. Possiamo chiedergli: «Dove sei Tu?». E Lui risponde: dovunque c’è un essere umano, lì si innalza la mia croce. Caro fratello, lasciati attrarre da Cristo! Inginocchiati con Lui nel servizio di tutti. Fermati dinanzi ad ogni ferito, ad ogni abbandonato e dimenticato, e, come il buon samaritano, caricalo sulle spalle per portarlo al sicuro. Non stancarti di cercare, come il buon pastore, anche una sola pecorella che si sia smarrita. Come il padre della parabola, aspetta con speranza ogni ritorno a casa. Perdona ogni cosa, insegna e testimonia il perdono, e, ad imitazione di Cristo, offri te stesso in riscatto per tutti.

Caro Don Giuseppe, la voce di Gesù che è risuonata nella tua vita fin da giovane, la voce a cui hai già risposto senza indugio anche nei vari compiti di responsabilità che ti sono stati affidati nella Chiesa di Dio, ti chiama oggi con un timbro più forte: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te».

«Rivestiti di luce». Sarai icona luminosa della presenza di Cristo nella misura in cui, imitandolo, donerai la vita. «Il buon pastore infatti dona la vita per le sue pecore» (Gv 10, 11).

Il venerabile Cardinale Elia Dalla Costa, che a 14 anni mi accolse nel Seminario Minore di Firenze, ha scritto nel suo testamento: «Supplico ardentemente il Signore che sulla cattedra episcopale salgano sempre pastori degni, che a tutto sappiano anteporre inesorabilmente gli interessi di Dio e della Chiesa e dare giorno per giorno l’anima propria per gli interessi di Cristo».

Un’ultima raccomandazione, caro fratello: ricordati sempre della tua Chiesa di Catania, che ti ha rigenerato nel Battesimo e costituito nell’ordine presbiterale, alla quale sino ad ora sei appartenuto, e che ora ti consegna allo Spirito del Signore e alla Chiesa cagliaritana. Queste due Chiese, oggi ancor più sorelle, possano sempre gioire di te, per le meraviglie dell’amore di Dio che ha preso corpo nella tua vita.

Maria Santissima, la Nostra dolcissima Signora di Bonaria, che ha dato al mondo l’Autore della vita, porti a compimento questa nostra speranza. Amen.

Condividi
Skip to content