Vescovo

Nota del Vescovo circa gli attentati di Parigi

Manifestazione a Parigi contro il terrorismoAbbiamo vissuto giornate drammatiche, con gli attentati di Parigi, ma anche, e forse bisognerebbe dire soprattutto, con le stragi avvenute in Nigeria. Di queste ultime si è parlato di meno, evidentemente perché la gravità degli eventi dipende spesso dalla vicinanza a casa nostra e anche dall’identità delle vittime! Abbiamo vissuto anche giornate piene di intensi dibattiti, spesso confusi. Forse è ora il momento di riordinare le idee e di riflettere con più ordine.
Nessun dubbio sulla condanna totale degli atti terroristici di Parigi: si può dire solo esecrazione, con la necessità impellente di rafforzare vigilanza e difesa. I buchi registrati nella sofisticata intelligence preposta alla sicurezza suscitano inquietudini non di poco conto. Vigilanza e difesa sì, guerra no: sono due prospettive e tipi di azioni diverse. Conosciamo fin troppo bene le escalation che la guerra provoca, e appare sempre più realistico quanto scriveva nella Pacem in terris San Giovanni XXIII: è alienum a ratione (cioè folle) pensare di risolvere oggi i problemi con la guerra.
Un altro no importante va detto alla “islamofobia”, perché grazie a Dio non tutto l’Islam è come quello dei fondamentalisti e dei terroristi, e poi perché purtroppo di terrorismi lungo il XX secolo e ora nel XXI ne abbiamo visti di vario tipo: terrorismo nero, rosso, cattolici e protestanti, israeliani e palestinesi, ecc., e non sempre sono stati condannati con la stessa forza da parte di tutti. Il terrorismo ha radici ideologiche ma l’odio ha radici profonde anche nel cuore umano.
Resta il problema di come fermare e neutralizzare un’ondata di violenza radicale che sembra dilagare sempre più. In primo luogo si è molto discusso sulle vignette di Charlie Hebdo: libertà assoluta di stampa? Alcuni giornali italiani, tra cui Avvenire, hanno deciso di non pubblicarle. Nel comunicato della Santa Sede dell’8 gennaio scorso s’invitano i responsabili dei mezzi di comunicazione a offrire sempre una informazione rispettosa delle religioni, dei loro seguaci e delle loro pratiche, tenuto conto dell’impatto che hanno oggi i media, favorendo così una cultura dell’incontro. È davvero saggio provocare, specialmente quando il clima è già surriscaldato? E, tra parentesi, questo deve riguardare solo Islam e antisemitismo o deve valere anche per i cristiani, anche se questi non reagiscono? Tanto per restare anche solo sugli schermi di casa nostra!
Un no chiaro e deciso va detto anche contro ogni strumentalizzazione del Nome di Dio a sostegno della violenza: quante volte il Papa lo ha ripetuto e non è difficile cogliere la contraddizione di simili posizioni: Dio, Creatore e Padre di tutti, strumentalizzato per mettere alcuni dei suoi figli contro altri e per distruggerli. Purtroppo questo è successo spesso in passato, non è problema di oggi o di una religione sola.
Ecco allora l’invito che ci viene da un testo evangelico poco considerato, Luca 13, 1-5, dove Gesù commenta la strage ordinata da Pilato contro un gruppo di pellegrini Galilei al Tempio e la disgrazia accaduta con il crollo della torre di Siloe che aveva fatto diciotto morti: “Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo!”.
Ciò che mi pare sia mancato in larga parte nei dibattiti dei giorni scorsi è proprio questo: mettere noi stessi in questione, fare un serio esame di coscienza da parte dell’Europa e della cultura del Vecchio Continente. Gli organizzatori delle manifestazioni ci hanno chiesto di essere compatti intorno ai “valori comuni”. No al terrorismo, certo, ma quali valori comuni? Vi sono due termini in particolare su cui vale la pena interrogarsi in questo momento: Laicità e Libertà.
Posto che laicità e tolleranza sono una conquista fondamentale maturata non a caso nei paesi cristiani, sia pure a fatica, siamo sicuri che la strada giusta da proseguire sia quella di una “laicité” dove ogni segno religioso deve scomparire, o peggio, può essere dileggiato? Dietro a questo atteggiamento c’è l’idea che la dimensione religiosa sia ormai irrilevante e senza futuro. Ma la laicità conquistata a fatica dall’Europa si fonda sul rispetto della persona, del cittadino: questo c’è ancora nella “laicité”?
Parliamo di Libertà. Se deve coincidere con un individualismo esasperato, alla fine prevale la legge del più forte, perché i paletti che devono garantire la libertà di ciascun individuo possono essere spostati senza troppa difficoltà a colpi di maggioranze facilmente ottenibili e pilotabili da chi ha in mano gli strumenti della persuasione. Anche in questo caso la storia del XX secolo insegna. Senza una vera solidarietà globale con i poveri della terra e senza un punto fermo sul rispetto della vita umana, sempre, quale libertà e quale crescita umana e sociale potremo costruire? Molti giovani corrono verso le capitali della violenza e le scuole di terrorismo: Fuggono una cultura vuota? Cercano ideali? Senso per la loro vita? Sono attratti dal radicalismo che ha sempre fatto presa sui giovani? Anche il Vangelo ha un suo radicalismo: abbiamo forse dimenticato di proporlo?
Al cuore assetato di bellezza, verità, bontà, che riempie i giovani, cosa offriamo come adulti e società? Solo del vuoto materialismo o la possibilità di misurarsi con i veri valori? Il male cresce nello spazio lasciato incustodito da chi doveva portare il vero, il bello, il bene. Solo una società che ha salde fondamenta è in grado di costruire vera accoglienza e delegittimare chi vuole solo morte e distruzione.

+ Arrigo Miglio

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